Wannsee, la conferenza del terrore

Nel corso del Secondo Conflitto Mondiale, con la conquista della Polonia, il procedere dell’operazione Barbarossa (Invasione dell’URSS) e la conquista del Lebensraum (“Spazio Vitale”), l’ideologia nazista si trovava ad affrontare il problema dei milioni di ebrei dei territori occupati; fu proprio tale problema a portare alla conferenza di Wannsee.

Una delle conseguenze dell’ideologia nazionalista nacque da Adolf Hitler nel suo libro “Mein Kampf” (La mia Battaglia), con la discriminazione e la persecuzione sistematica dei cosiddetti nemici del Reich tedesco; poi formalizzate nelle Leggi di Norimberga.  Dopo la Notte dei Cristalli (una rappresaglia di natura nazista in Germania che portò alla distruzione di sinagoghe e negozi ebrei; molti di loro furono costretti ad emigrare in paesi esteri mentre altri furono arrestati e condotti nei campi di concentramento) e l’invasione della Polonia (1° settembre 1939) si ebbe una trasformazione del verbo “attuare”. Prima venne attuata una politica di persecuzione sistematica volta all’emigrazione forzata o il trasferimento in Madagascar, dopo si passò a quello dello sterminio di massa. Lo stato polacco contava milioni di ebrei e a causa della conquista tedesca vennero costretti a restrizione più dure, un esempio: la ghettizzazione (isolamento).

Il procedere dell’invasione dell’Unione Sovietica cambiò la situazione per il popolo ebraico. La Wehrmacht avanzava… Alle loro spalle si consumò uno dei tanti crimini di guerra condotti durante il conflitto: l’eliminazione sistematica di ebrei con fucilazioni di massa condotte dalle Einsatzgruppen. Successivamente, venne costruito il più grande campo della morte e tristemente conosciuto con il nome di Auschwitz – Birkenau (simbolo degli orrori della banalità del male).

A questi dell’Europa Orientale, si aggiungevano gli ebrei dell’Olanda e della Francia. Nel 1941, venne incaricato il comandante dell’RSHA Obergruppenfuhrer Reinhard Heydrich a decidere le sorti della questione ebraica. Venne convocata una riunione dove parteciparono direttori dei ministeri e dei massini dirigenti delle SS, come il principale collaboratore
per la questione ebraica, Adolf Eichmann. La riunione fu tenuta nel gennaio del 1942 in una residenza tranquilla presso Wannsee (vicino a Berlino). Lo scopo della seduta era quello di preparare la soluzione definitiva della questione ebraica e i termini della soluzione. Heydrich precisò che il problema da risolvere era quello dell’eccessiva presenza di ebrei in Germania e nei territori occupati. Undici milioni di ebrei sarebbero stati coinvolti nella soluzione finale. La pulizia etnica degli ebrei veniva gestita tramite questioni legali con la modifica delle Leggi di Norimberga, revocando le esenzioni previste che permettevano a molti ebrei di rimanere tra i tedeschi: a questo proposito le SS avrebbero avuto maggiori poteri decisionali. L’unico punto che rimaneva da risolvere era “come attuare”, ovvero come trovare un sistema più veloce per lo sterminio e l’eliminazione delle prove; le fucilazioni di massa erano lente e potevano causare problemi psicologici tra le truppe, si verificò anche l’impossibilità di trasportarli in Madagascar.

Lo sterminio degli ebrei, così come pianificato nella conferenza, iniziò in Polonia nel 1942; successivamente toccò a tutti gli altri campi dislocati in Europa.

La terribile pianificazione dello sterminio, elaborata a Wannsee, costò la vita a circa sei milioni di ebrei, questa stima non tiene conto delle vittime della cosiddetta “marcia della morte” che i tedeschi in fuga dagli Alleati imposero agli ebrei prigionieri dei campi.

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