Un film per Halloween
In occasione di Halloween appena passato, viriamo la nostra rubrica dal thriller all’horror vero e proprio, con Amityville Horror (Andrew Douglas, 2005). Sono consapevole che l’horror è, allo stato attuale dell’industria cinematografica, un genere abusato. Lo dimostra anche il solo proliferare, proprio in questi giorni, di riproposte del (sopravvalutato) capolavoro di Stanley Kubrik Shining (1980) in tutte le salse: dalla cosiddetta versione estesa (con un montaggio che Kubrick non ha mai visto, né tantomeno approvato), al sequel sia libresco (sempre ad opera dell’immenso Stephen King) sia immancabilmente cinematografico (Doctor Sleep, Mike Flanagan, 2019).
Tuttavia, il film che voglio proporvi in questo articolo precede l’epoca “horrorifica” attuale. E’ infatti una pellicola del 2005, reboot (come si usa dire in questi casi) di un film del 1979 che diede inizio ad un fortunato filone: sto parlando di Amityville Horror, di Mike Flanagan.
Un Kubrick rivisitato
Il film in questione si presenta come una deliziosa (e tutt’altro che ingenua) rivisitazione della pellicola del buon sopravvalutato (non mi stancherò mai di ripeterlo) Kubrick. Ciò che mi spinge verso questa affermazione è la similitudine di fondo del soggetto. Un’allegra famigliola si trasferisce armi e bagagli in una dimora maledetta. Qui già era stata commessa una carneficina precedentemente e, al contrario che nell’illustre precedente, i locatari ne sono già avveduti. In questo luogo un’ignota forza maligna fa gradualmente vacillare la mente del capofamiglia, culminando in un irresistibile impulso da parte di quest’ultimo di sterminare i propri consanguinei.
Una storia vera
Va detto che il contenuto della pellicola viene spacciato come ispirato ad una storia vera. Non saprei dire in che misura ciò sia esatto, o se King ne fosse a conoscenza al momento di dare vita alla sua Luccicanza. Fatto sta che, vere o false che siano, secondo il personale giudizio di chi scrive le vicende di Ryan Reynolds (protagonista del film in un’inedita veste da psicopatico) e della sua famiglia si fanno seguire con la giusta suspense (proprio l’ingrediente che manca ai moderni horror tutti effetti speciali e distintivo). E l’immedesimazione nella protagonista femminile (Melissa George) assicura il coinvolgimento dello spettatore. Volendo proseguire nel sommario confronto fra Amityville Horror e Shining, direi che questi sono proprio i due elementi che fanno del film di Kubrick un involucro bello quanto si vuole, ma difettoso di sostanza.
Insomma, cari lettori: se avete voglia di spaventarvi un po’ ma l’offerta attuale dei cinema non vi convince – e anche voi non avete il palato abbastanza fino per comprendere appieno la pur indubitabile arte di Kubrick, come chi scrive – io vi consiglio convintamente Amityville Horror