“Che ingiustizia, agli altri sì ed a loro no..” avrà pensato la corte delle corti.. rimediamo subito!
Su istanza del tribunale di Perugia, infatti, i togati hanno deciso che: a) sei stato buono, in carcere? b) hai troncato ogni collegamento con la mafia, con la quale hai efficacemente collaborato tant’è vero che sei qua dentro a vita? c) stai partecipando “attivamente” al programma del tuo recupero? Basta rispondere sì e si possono avere permessi “premio”. Poco importa se non collaboro (magari il mio “percorso di recupero” dovrebbe prevedere obbligatoriamente questo … ), se non faccio chiudere dentro a vita qualcuno che ha steso per terra bambini, donne, uomini, persone spesso che stavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Che ha ucciso indirettamente, con la droga ad esempio, migliaia di persone. No, non vi fornisco alcun aiuto in questo senso, ma ho diritto ai permessi “premio”. Premio di cosa? Per cosa? Perché sto qua dentro e mi comporto bene, ossia faccio quello che miliardi di persone fanno normalmente senza ricevere alcun premio. Almeno su questa terra.
C’è da auspicare che i parenti di qualcuno che non è più tra noi per mano mafiosa o terrorista aspettino sulla porta del carcere i “premiati” per dare loro il bentornato nel mondo in cui chi è morto ammazzato resta morto ammazzato, e chi viene rinchiuso a vita se ne va a spasso. Col fermo proposito di tornare dentro, speriamo: un ergastolano in fuga e riacciuffato non ha molto da perdere, in effetti
Ps: gli “aventi diritto” sono 957.