Questo dolore e la meditazione permetteranno a Siddhartha di raggiungere la sua tranquillità, di trovare il proprio equilibrio. Vedendo che ormai ha trovato il suo equilibrio anche il barcaiolo lascerà Siddhartha, andando a vivere nella foresta. Siddhartha e Govinda, ormai vecchi e sapienti si rincontrano nuovamente e ancora una volta l’amico di una vita non riconosce Siddhartha, molto cambiato dal trascorrere degli anni. I due si raccontano le proprie vite e Govinda chiede all’amico quale sia alla fine la sua filosofia. Inizia così il famosissimo monologo di Siddhartha in cui esprime il suo insegnamento morale. In questo passaggio si mostra una lezione di vita su come giudicare per essere giudicati, sul modo per cercare la conoscenza e su come anche l’uomo più puro della terra si possa ritrovare a cadere nel peccato. Da queste parole Govinda capisce che ormai Siddhartha è un buddha, la sua anima si è unita all’anima del mondo e ha raggiunto il nirvana. Il romanzo di Hesse si chiude con l’inchino che Govinda fa per celebrare Siddhartha