Claude Monet, il pittore francese al quale si deve il nome della corrente artistica impressionista, è stato sempre affascinato dall’acqua e dalla luce. E’ proprio attraverso questi elementi che sperimenterà cercando di rispondere alla sua “sete” di identità.
Nei primi anni del 1900 dedica un omaggio ad una città italiana, Venezia, da lui stesso definita “la luce nuova”, probabilmente
per il particolare specchio di luce che si coglieva sulla laguna.
L’acqua in: Palazzo da Mula
Con il dipinto Palazzo da Mula, la pittura d Monet cambiava in modo impercettivo, ma sostanziale, passava da una pittura fugace percepita su retina, ad un’oggettività, seppur intima: la veduta del palazzo.
Il flusso e le piccole increspature dell’acqua sembravano sfociare nella pittura solitaria e neoimpressionista del francese Seurat, pioniere del movimento puntinista.
Il pittore stava diventando un’anima silenziosa, anche se ancora non lo sapeva.
L’acqua e le ninfee del giardino segreto
E’ proprio nel suo giardino segreto a Giverny che dipingerà senza sosta le ninfee: la sua ossessione dal 1897 a 1926.
Questo fiore complesso, oltre che a rendere onore al dolce e repentino fluire dell’acqua, sembrava ispirarlo e indurlo alla ricerca della perfezione, fino quasi a tormentarlo.
Con questo dipinto, passava da una precedente messa a fuoco di ninfee, stagni o ponti che le confinavano, alla perdita delle vaghe limitazioni del suo stile, sfociando nel futuro all’astrattismo.
Il pittore dai colori tenui per lo più freddi, che regalavano calma e, paradossalmente calore interiore, finirà però con il dipingere anche ninfee dalle pennellate più rapida e dai colori più cupi.
Pur rimanendo quasi sempre sugli stessi soggetti, acqua e ninfee, riuscirà a superare se stesso; un uomo insoddisfatto ossessionato dalla “sete’’ di innovazione.