Niccolò Ammaniti, tra gli scrittori contemporanei, ha saputo ritagliare per sé un posto di tutto rispetto. Vincitore del premio Strega 2007 con il libro Come Dio comanda, grazie al successo dei suoi romanzi, e al risalto ottenuto poi dalle trasposizioni cinematografiche, Ammaniti si è a buona ragione collocato in pianta stabile nel panorama letterario contemporaneo italiano.
Il percorso: da studente di Biologia a scrittore
Nato a Roma nel 1966, figlio di un medico psichiatra, Ammaniti subisce il fascino del mondo scientifico (naturale e animale) tanto da iscriversi alla facoltà di Scienze Biologiche, senza tuttavia ultimare gli studi.
Segni dei suoi interessi e delle conoscenze scientifiche si ritrovano, in modo particolare, nel primo libro Branchie e poi in misura differente nelle raccolte e negli scritti successivi.
Ti prendo e ti porto via è il suo secondo romanzo. In esso Niccolò conferma il suo stile e la capacità di sguardo sull’universo umano e, soprattutto, giovanile.
Il vero successo di pubblico, tuttavia, arriva con il romanzo seguente Io non ho paura, vincitore del premio Viareggio per la narrativa e ispirazione per l’omonimo film, diretto da Gabriele Salvatores.
Di lì, negli anni a venire, verranno pubblicati Come Dio comanda (anch’esso poi trasposto in una pellicola, con la presenza, tra gli altri, di Filippo Timi, Elio Germano e Fabio De Luigi), Che la festa cominci, Io e Te e infine Anna.
Si contano poi la raccolta di racconti brevi intitolata Fango, la partecipazione, insieme ad altri autori, ad altre raccolte, un libro scritto insieme al padre e intitolato Nel nome del figlio e la più recente raccolta Il momento è delicato.
Lo stile: tra grottesco, iper-reale e surreale
Una delle cose che colpisce sin da subito, quando ci si addentra tra le trame di Ammaniti e tra le sue parole, è lo stile ruvido, il linguaggio alle volte quasi volgare e, se non volgare, esplicito. E per volgare non si intende la lingua volgare di dantesca intesa, ma il turpiloquio vero e proprio.
Molto spesso nei suoi romanzi, i personaggi, alcuni alquanto pittoreschi, si fanno protagonisti di vicende al limite dell’assurdo, lanciati in rocambolesche avventure che restano spesso in equilibrio tra il tragico e il comico, per poi esplodere nel surreale.
Non mancano descrizioni crude di scene sanguinose o macabre che, a seconda dei casi, sapranno dare un tono ancora più scuro alle vicende o creare situazioni grottescamente comiche.
Questo stile, presente soprattutto nel romanzo Che la festa cominci e nella raccolta Fango, come abbiamo detto si presenta, in forme declinate, anche negli altri romanzi.
In Ti prendo e ti porto via, Come Dio Comanda e Io non ho paura è lasciato ampio spazio ai rapporti umani, alle loro dinamiche, ai sentimenti, a qualche dolcezza e delicata carezza per il lettore, seppure il tutto resti sempre avvolto da una cornice pesante e tetra.
In Come Dio comanda si riesce a percepire bene questa commistione di tragicità e delicatezza. E questa commistione di tragedia, dolore e rari attimi di “star bene”, comunica la natura molto fragile, ma combattiva dell’essere umano.
Tra i vari, Come Dio comanda è sicuramente il romanzo che ho preferito, pur avendo faticato nella sua lettura, proprio per i numerosi punti di grande e profonda tragedia. Ci sono stati dei paragrafi in cui ho sentito la necessità di prendere una pausa, tanto mi risultavano umanamente intense e coinvolgenti le vicende e le sofferenze dei protagonisti.
Ma alla fine, quello che in ogni romanzo mi è parso di cogliere (ed è solo una mia personalissima opinione) è la presenza e resistenza di una timida e pallida speranza che, in silenzio, piano piano, a volte arrancando, continua tuttavia ad avanzare, promettendo un domani diverso e chissà, magari migliore.
“Semplice: io non ho paura di morire. Solo chi ha paura muore facendo stronzate come camminare su un ponte. Se a te di morire non te ne frega niente puoi stare tranquillo che non cadi. La morte se la piglia coi paurosi. E poi io non posso morire. Almeno fino a quando non lo deciderà il Signore. Non ti preoccupare, il Signore non vuole che ti lascio solo. Io e te siamo una cosa sola. Io ho te e tu hai me. Non c’è nessun altro. E quindi Dio non ci dividerà mai.”
(Cit. dal romanzo Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti)