Galleria Vittorio Emanuele II di Milano

Giuseppe Mengoni che tra il 1865 e il 1878 realizza la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. La figura di questo architetto si inserisce in quella corrente architettonica che inizia a svilupparsi in tutta Europa durante la rivoluzione industriale: la cosiddetta architettura del ferro. Gli architetti italiani sono, però, quasi tutti di formazione accademica, quindi anche utilizzando materiali come l’acciaio e il ferro non riescono a liberarsi della tendenza al decorativismo che purtroppo certe volte finiva per appesantire gli edifici.

La Galleria Vittorio Emanuele II faceva parte di un più ampio progetto di rifacimento di Piazza Duomo e delle vie adiacenti, progetto nato a seguito della vincita da parte dell’architetto di un concorso internazionale. Di tutte le modifiche ideate da Mengoni, che dovevano donare al centro cittadino una nuova fisionomia, compiuta e monumentale, non venne realizzata che la suddetta galleria.

Mengoni ideò un’unica navata leggermente obliqua e intersecata al centro da un transetto più corto della stessa ampiezza. I quattro bracci coperti da volte a botte in ferro e vetro si incrociano al centro in un ottagono. Un’incongruenza, di cui non è responsabile Mengoni come singola persona ma l’intero ambiente culturale e artistico dal quale proviene, è l’aggiunta delle parti in muratura ridondanti.
Fin da piccolo l’artista sognava di << superare tutti gli artisti viventi e di regnare nella posterità al lato di Raffaello e di Michelangelo >> ed è per questo motivo che, dopo le critiche ricevute, quando il 30 dicembre 1877 Mengoni cadde dall’impalcatura più alta della sua Galleria Vittorio Emanuele II, prima dell’inaugurazione, quasi nessuno pensò che si trattasse di un vero incidente

 

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