Marzo di donne: La debole e geniale Shirley Jackson

Nell’ultimo appuntamento con Marzo di Donne affrontiamo la debole e geniale personalità di Shirley Jackson. Debole perché la sua paura di non essere apprezzata e il doloroso rapporto con la madre peseranno sempre nella sua vita e nelle sue opere; ma geniale perché nessuno prima di lei aveva scritto racconti e romanzi con le stesse atmosfere e lo stesso stile. Shirley Jackson era capace di cambiare in poche righe atmosfera e sensazioni, catapultando il lettore in due mondi diversi ma entrambi tangibili e credibili.

La vita di Shirley Jackson

Shirley Jackson nacque a San Francisco nel 1924, in una famiglia modesta. Da subito si mostrò abile nella scrittura vincendo, a soli 12 anni, un concorso di poesia. Per tutta la vita cercò l’approvazione della madre che però la criticava in tutto. La depressione che seguì a questo senso di inadeguatezza la portò a non concludere gli studi nella facoltà di Arti liberali e a gettarsi , qualche anno dopo, in un matrimonio che non si rivelò felice. Conobbe il marito, il critico letterario Hymann, quando iniziò a studiare giornalismo e con lui fondò il giornale The Spectre. Si sentiva amata ed apprezzata da quell’uomo che vide come un’ancora di salvataggio dalla sua depressione. Purtroppo però lui si rivelò maschilista e traditore e ben presto Shirley si sentì soffocare nel ruolo di moglie e di madre.

Le opere della geniale Shirley Jackson

La fuga che tanto sognava da quella vita e dalle sue paure la compiva all’interno delle sue opere. La maggior parte delle protagoniste sono infatti donne che cercano di fuggire fuori da una città o da una realtà famigliare opprimente. Molte di queste protagoniste finiscono per uccidere la madre e cercano sempre rifugio invece nel marito, uomo dal quale vorrebbero allontanarsi ma del quale non riescono a fare a meno. Per tutti questi motivi le sue opere sono fortemente autobiografiche e specchio delle sue paure e debolezze che la portarono ad assumere alcol e droghe varie. Negli ultimi anni di vita soffrì di attacchi di panico e morì nel 1963 per un’insufficienza cardiaca. Lasciò a metà il romanzo che aveva appena iniziato e che voleva essere del tutto diverso dai precedenti , più allegro e spensierato.

La lotteria

La Lotteria è stato il racconto della nostra debole e geniale Shirley Jackson che ha venduto più copie e che ha suscitato un grande scandalo perché, uscito sul New Yorker, comportò l’arrivo di parecchie lettere da parte dei lettori con i toni più vari: dal disappunto più totale all’ammirazione per l’autrice. In quest’opera la Jackson racconta la vita di una cittadina, che voleva essere specchio di quella del Vermont in cui si era stabilita con il marito, che appare inizialmente allegra e gioviale. La gente del posto si appresta a partecipare ad una lotteria e quindi ci si aspetta di assistere ad un evento gioioso. La giornata estiva è serena e ridente, i bimbi giocano, la gente chiacchiera. Ma a poco a poco notiamo che l’ansia assale tutti, soprattutto chi sta per vincere la lotteria. Il lettore viene catapultato in un’atmosfera drammatica ed assiste ad un finale barbaro ed inaspettato. Basta questo racconto a spiegare le capacità di scrittura e il pathos di cui Shirley Jackson era capace ed anche perché lei fu la scrittrice preferita di un maestro dell’horror come Stephen King.

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