Atteggiamento di Alleati e Giappone di fronte alla bomba atomica e al suo utilizzo.
I fatti si svolgono nei giorni in cui USA, GB e Russia sono riuniti alla Conferenza di Potsdam (17-26 luglio 1945) E’ solo in questo momento che i supremi responsabili vengono messi al corrente del successo dell’esplosione della prima bomba atomica, atto finale di esperimenti ultra segreti.
Quando Dwight Heisenhoover, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, venne a sapere a Postdam che la nuova arma era pronta, espresse obiezioni a che gli USA impiegassero per primi un’arma cosi’ distruttrice, Ma la decisione che, in mancanza di pronta capitolazione incondizionata del Giappone, l’arma sarebbe stata senz’altro impiegata, era comunque già stata presa.
Lord Ismay, “British Chief of Staff”, apprendendo dal Generale Marshall il successo della prova dell’atomica scrive: ”La mia prima reazione fu di rivolta, avevo sempre avuto la speranza che gli scienziati non trovassero la chiave di questa stanza degli orrori. Ma questo pensiero fu subito cancellato dal sollievo che avevamo cosi’ preceduto ed eluso il nostro nemico” (The memoirs of Lord Ismay, cap.32 “The end of the Road”).
Reazione di Churchill: “il dilemma se utilizzare o no la bomba atomica non fu sollevato nemmeno per un attimo… l’approvazione fu unanime, automatica e senza obiezioni… Io e il Presidente (Truman) ritenemmo che l’aiuto di Stalin per sconfiggere il Giappone non sarebbe più stato necessario”.
Poi Churchill osserva che: “ la resa senza condizioni potrebbe offendere l’onore giapponese (e quindi prolungare la guerra)” ma Truman gli risponde che: “dopo Pearl Harbour egli non crede più al senso dell’onore giapponese”. (Churchill, “Memoirs of the 2nd WW”, by D.Kelly).
Quando anche Stalin infine viene informato della nuova arma e dell’intenzione di usarla, non manifesta alcuna reazione, né sorpresa.
Per il generale De Gaulle (non invitato a Potsdam): “ i giapponesi si erano dimostrati pronti prima del cataclisma (le due bombe) a negoziare la pace.
Ma era la resa senza condizioni che esigevano gli americani, certi di ottenerla dopo la riuscita degli esperimenti nel Nevada” (De Gaulle, Mémoires de Guerre).
Da quanto sopra si rileva che gli Stati Uniti erano comunque decisi ad usare la bomba atomica (salvo forse una pronta resa incondizionata del Giappone) e ne avevano informato gli altri Alleati, i quali non avevano praticamente sollevato obiezioni.
Anzi Churchill ne vede subito l’utilità per mettere “fuori gioco” la Russia.
Per quanto riguarda i giapponesi, la controparte della Conferenza di Postdam è il “ Kozen Kaiji” (trad: “Consiglio Supremo di Guerra”) i cui membri sono in disaccordo: il principe Fuminaro Konoye e il guardasigilli barone Koichi Kido sono oramai per la resa, al fine di evitare la rovina del Giappone e del sistema imperiale.
Per la guerra fino al sacrificio finale sono invece Hideki Tojo (Min. Della Guerra) e Kantaro Suzuki, primo ministro, Ammiraglio ( 80 anni, praticamente sordo, rassicurato sulla sorte del regime imperiale cambierà parere) e i capi di SM dell’Esercito e Marina…
Hirohito, già dal 18 marzo 1945 dopo aver visitato i quartieri di Tokyo azzerati dalle bombe al fosforo (100.000 morti) era convinto che si dovesse por fine in qualunque modo alla guerra. Solo il 26 luglio 1945 La “Dichiarazione di Potsdam” viene infine formulata in modo da far comprendere che la resa giapponese non abolirà il regime imperiale.
Mentre Konoye si reca a Mosca per incontrare Molotov, ultima speranza di ottenere una mediazione (viaggio che si rivelerà inutile). Il “Consiglio di Guerra” si riunisce ma di nuovo non trova un accordo: si vuole attendera il ritorno di Konoye da Mosca.
Dopo una settimana di attesa senza risposta, Truman ordina il lancio della prima bomba su Hiroshima il 6 agosto ( 100.000 morti, come già a Tokyo). Hirohito viene informato dell”esplosione e della natura della stessa, che conosce benissimo.
Su cio’ non vi sono dubbi: si sa oramai che gli scienzati giapponesi avevano tutta la conoscenza teorica per fabbricare l’atomica, e aspettavano un carico di ossido di uranio dalla Germania.
Tre giorni dopo – il 9 agosto – si riunisce nuovamente il “Consiglio d Guerra” che viene informato che i Russi non solo non medieranno in favore del Giappone, ma gli hanno dichiarato guerra e stanno invadendo la Manciuria (in mano giapponese) e che la seconda bomba è caduta su Nagasaki (35.000 morti).
Tre esponenti militari del “ Kozen Kaiji”, si oppongono anche cosi’ alla resa, e cio’ anche se la condizione del mantenimento dell’Imperatore sia accettata: insistono che il Giappone non sia occupato dal nemico e che i criminali non siano giudicati dal vincitore.
Si tratta di Anami (nuovo) Ministro della Guerra e dei Capi di SM della Marina e dell’Esercito. Costernazione: tre voti contro e tre voti a favore! Mentre le risoluzioni del “Consiglio d Guerra” devono essere votate all’unanimità (l’Imperatore non ne fa parte e quindi non vota).
A questo punto Hirohito, dopo una notte di discussioni con il fido guardasigilli barone Kido, riunisce di nuovo il “ Kozen Kaiji” e chiede ai consiglieri di esprimersi.
Di nuovo i “falchi” – pur sapendo oramai che l’imperatore vuole la pace – pronano per la lotta anche fino all’ annientamento del Giappone. Infine Suzuki chiede umilmente scusa all’Imperatore per l’affronto di presentarsi con un Consiglio diviso e lo prega di decidere.
Lungo discorso di Hirohito che sembra rivolgersi soprattutto ad Anami, suo vecchio amico e aiutante di campo, che ha in mano le forze armate.
E’ infine Suzuki che conclude, ingiungendo di obbedire alla decisione dell’ Imperatore. Tutti non possono far altro che piegarsi. Il principe Anami acconsente in silenzio (i presenti, Hirohito compreso, sanno cosa significa: ad Anami non resta più che il “suppuku”: il suicidio rituale)
Il resto dei fatti, li trovate dove volete.
Ma – alla fine di questa lunga cronologia qualcuno obietterà: “e le due bombe atomiche?” Bene: salvo errore, non vi è alcuna prova che il nuovo tipo di esplosivo delle due bombe (una all’uranio arricchito l’altra al plutonio) sia mai stato oggetto di discussione tra Hirohito e il suo “Kozen Kaiji” e abbia influito in qualche maniera sulla decisione.
In altre parole nessuno è in grado di affermare che la potenza innovativa e distruttrice della nuova arma sia stata – o non sia stata – presa in conto nelle discussioni del Consiglio Supremo al fine di chiedere o no la resa (con o senza la conservazione del regime imperiale).
In un suo viaggio negli Stati Uniti nel 1975, Hirohito, alla domanda di cosa pensasse delle bombe atomiche, diede questa risposta sibillina: “Sono dispiaciuto per i cittadini di Hiroshima, ma fu inevitabile”.