Si è scritto molto su di lui e il suo nome è ancora oggi ricoperto di un alone quasi “leggendario” grazie alle sue azioni all’interno dei confini ottomani per ordine britannico: come ben sappiamo, infatti, l’Impero ottomano era sicuramente il membro più debole della Triplice Alleanza e il Regno Unito, con astuzia, provò a farlo cadere definitivamente destabilizzandolo dall’interno. Le storie su Lawrence non sono, però, tutte positive: fu un vero condottiero oppure la storia lo elevò ad eroe per meriti non suoi? In questo articolo lo andremo a scoprire.
Lawrence d’Arabia: le origini
La sua esistenza fu sicuramente fuori dagli schemi del tempo, basti pensare alla sua sola nascita. Nacque il 16 Agosto del 1888 a Tremadog, in Galles, come Thomas Edward Lawrence.
Figlio illegittimo di Sir Thomas Chapman, un nobiluomo anglo-irlandese e una donna sua governante, Sarah Jenner Lawrence, fu uno dei cinque figli illegittimi nati da questa relazione. Il padre Thomas, infatti, abbandonò sua moglie e i suoi figli “legittimi” per scappare con Sarah: questa situazione anormale non giovò al giovane Thomas Edward che venne schernito fin dalla più giovane età a causa di ciò. Il puritanesimo inglese, soprattutto in epoca vittoriana, non guardava di buon occhio le relazioni clandestine e un “figlio bastardo” era considerato in malo modo.
Il piccolo Lawrence venne descritto come esile di statura, dalla carnagione pallida, non troppo alto e dagli occhi azzurri. Nonostante le apparenze, però, risultava un bambino molto vivace e curioso. Si trasferì nel 1899 con la famiglia ad Oxford e si laureò in storia presso il Jesus College con sede nella città stessa nel 1910. Infatti, pur nonostante le sue origini, entrò nelle grazie di un’ influente quanto misteriosa figura, un certo David George Hogarth, membro della Round Table ( un’associazione prestigiosa interna al college) e quest’ultimo lo aiutò con l’iscrizione al College.
I viaggi del giovane in Medio Oriente
Amante dell’avventura riuscì a visitare diversi Stati tra i quali la Francia, la Giordania, la Palestina e la Siria. Nel 1907, infatti, riuscì a vincere una borsa di studio e a partecipare agli scavi archeologici in Siria: tre anni più tardi tornò ad Oxford e si laureò in storia con una tesi sui castelli crociati. Da qui in poi la sua vita sarà un’avventura: venne reclutato nel 1914 dal Palestine Exploration Fund (PEF) per conto di Sir Leonard Wooley, un uomo che lavorava per il British Museum.
Viaggiò attraverso il deserto del Negev, nominalmente per effettuare scavi archeologici, ma la realtà era un’altra: la sua missione, infatti, era il rilevamento cartografico dell’area per scopi politico-militari. Nel 1914, con le crescenti ostilità in Europa, il Regno Unito sospettò di un possibile attacco ottomano all’Egitto britannico e mandò un corpo di spedizione per “scandagliare il terreno” ed utilizzò il PEF per tale lavoro.
(Mappa redatta da Lawrence dopo le spedizioni sul campo in Medio Oriente durante la Prima Guerra Mondiale)
Quasi totalmente inconsapevole delle reali intenzioni della missione il giovane Lawrence venne reclutato tra le fila dell’intelligence britannica e assegnato all’Arab Bureau del Cairo in Egitto. Qui passerà due anni prima di ritrovarsi all’interno dello scacchiere mediorientale della Prima guerra mondiale.
La Rivolta Araba e il ruolo di Lawrence
Allo scoppio della Prima guerra mondiale l’Impero ottomano si mantenne neutrale ma, sotto pressione dell’Impero tedesco e dell’Austria-Ungheria, scese in campo a favore della Triplice Alleanza il 2 Novembre 1914. Il suo ingresso, però, non destabilizzò troppo la situazione: era ormai in piena decadenza, i nazionalismi lo stavano logorando e il suo esercito era mal addestrato e tecnologicamente arretrato. Il suo unico compito, teoricamente, fu quello di attaccare l’Impero russo sul Caucaso e a distrarre l’Impero britannico in Africa: in entrambi i casi, però, ottenne miseri risultati.
La potenza europea che maggiormente risentì dell’ingresso ottomano nella Grande guerra fu ovviamente il Regno Unito che vedeva minacciato l’Egitto britannico e l’Africa nord-orientale. Nonostante la fallimentare Campagna dei Dardanelli, però, l’Impero britannico non riuscì a sferrare un attacco diretto al nemico, ma questo non cambiò la sua sorte: l’Impero ottomano era sul punto di collassare.
A cavallo tra il 1916 e il 1917 si scatenarono varie rivolte beduine su tutto il territorio ottomano, cosa che venne prontamente sfruttata dai franco-britannici: il nazionalismo arabo, infatti, stava per far esplodere dall’interno la Sublime Porta (altro nome dell’Impero ottomano). Il controllo turco nella penisola araba si limitava alle città di La Mecca e di Medina e a pochi avamposti strategici sulle coste e sembrò attuabile una missione di spionaggio. L’Intesa, ben conscia della possibilità dello sgretolamento dell’Impero turco, si accordò in segreto siglando l’accordo Sykes-Picot per spartirsene il territorio alla fine della guerra, non considerando i vari nazionalismi indigeni.
Per sondare il terreno, però, serviva qualcuno di adatto, doveva essere un bravo conoscitore della zona e un ottimo storico: il profilo di Lawrence saltò subito all’occhio. Il suo lavoro era semplice: incoraggiare le rivolte arabe convincendo lo sharif di La Mecca Husayn ibn-Alì a fare guerriglia contro l’oppressore ottomano.
La discesa in campo di El Aurans
Entrato in confidenza col figlio di quest’ultimo, Faysal (futuro re dell’Iraq), riuscì ad avere un ruolo attivo all’interno del gruppo dei rivoltosi e conquistò, nel 1917, il porto di Aqaba, nell’attuale Giordania, sul Mar Rosso, garantendo così un approdo sicuro alle truppe anglo-francesi sulla penisola araba.
Con la perdita di Aqaba l’Impero turco perse anche tutta la sua sicurezza sul fronte arabo pur non avendo contro un vero esercito, ma un insieme molto nutrito di nazionalisti arabi capeggiati da due leader carismatici ed intraprendenti come Lawrence e Faysal.
Questo evento, però, non sembrò suscitare nel sultano ottomano Mehmet V grandi reazioni, anzi la cosa passò stranamente inosservata: forse non pensava che un gruppetto di nomadi mal addestrati e disorganizzati potesse fare qualcosa. Altro errore di Mehmet fu quello di non considerarne la loro bellicosità ignorando, per di più, la notorietà che Husayn aveva tra le varie tribù della penisola.
Sul finire della guerra, con incessanti opere di sabotaggio alle linee ferroviarie, di imboscate improvvise ai danni dell’esercito ottomano e di conquiste rapide di città interne alla penisola Lawrence riuscì a farsi un nome tra i vari clan arabi ed è qui che ottenne il nome di “El Laurens/Lauruns/Aurans” in arabo, aumentando ancora di più il suo prestigio. In queste campagne belliche si videro, oltretutto, le truppe imperiali britanniche cammellate (1916-1919).
Da spina nel fianco si trasformò ben presto in una grande minaccia tanto che nel 1918 riuscì ad entrare nella città siriana di Damasco al seguito dell’esercito inglese del generale Allenby: di lì a poco l’Impero ottomano sarebbe collassato.
Durante il conflitto sperò sempre di far ottenere agli arabi un loro regno, un loro territorio o comunque garantendogli la terra che gli era stata promessa agli inizi della guerra: questo non si avvererà mai a causa del Trattato Sykes-Picot del 1916 che delineerà aree di influenza britanniche e francesi a discapito delle popolazioni locali.
(Faysal,in primo piano e Lawrence dietro di lui a destra a Versailles)
Dopo la Grande guerra: la delusione e il ritiro
Deluso ed amareggiato dal Trattato Sykes-Picot e dalla poca considerazione dimostrata da Francia e Gran Bretagna verso le popolazioni arabe Lawrence si dimise dalla sua carica all’Arab Bureau al Cairo e rifiutò addirittura la nomina a vicerè delle Indie: inoltre non accettò la medaglia d’onore (Victoria Cross) consegnatogli da re Giorgio V del Regno Unito in persona lasciando quest’ultimo sbigottito.
Ritiratosi dalla scena politico-militare si dedicò alla stesura della sua più grande opera I Sette Pilastri della saggezza (prendendo vagamente spunto dai Cinque Pilastri dell’Islam) e nel 1927 ne pubblicò una versione più minuta dal nome La rivolta nel deserto. I Sette Pilastri della saggezza (Seven Pillars of Wisdom) sono una raccolta di memorie, scritti e poesie che al giorno d’oggi può essere considerata una vera e propria autobiografia del soldato Lawrence.
Pubblicherà successivamente anche altri libri tra cui la sua tesi di laurea Castelli incrociati, The Mint (pubblicato sotto lo pseudonimo di Mr.Ross, un semplice soldato della RAF britannica), Il deserto di Zin (scritto nel 1915) e diversi epistolari. Si adoperò, inoltre, nella traduzione di alcuni versi dell’Odissea di Omero.
La morte e l’apoteosi della leggenda
Congedato dall’esercito nel 1935 si ritirò nella contea del Dorset in Inghilterra. La sua volontà politica, però, non morì col suo ritiro: deluso dalla politica del Regno Unito e di pensiero nazionalista, si dice si stesse adoperando per incontrare Adolf Hitler in persona.
La sua vita, sfortunatamente, si interruppe improvvisamente: nel Maggio del 1935, durante una gita in motocicletta, ebbe un gravissimo incidente a Wareham, sempre nel Dorset. Le circostanze dell’evento sono ancora oggi oscure: fonti ci dicono che due bambini fossero apparsi improvvisamente sulla strada e Lawrence virò troppo bruscamente e cadde malamente, ma ancora oggi si hanno dubbi riguardo tale sfortunato evento. Sta di fatto che, in coma, morì poi il 19 Maggio 1935.
Nella maggior parte dei casi la leggenda di una figura, storica o no, inizia a crescere in modo esponenziale alla morte di quest’ultima e Lawrence non fece eccezione anche se era già famoso ai suoi tempi: vennero diretti film in suo onore, scritti libri, vennero narrate le sue imprese eroiche, ma anche delineata la sua incapacità di opporsi alla politica.
Il più grande tributo a Lawrence d’Arabia, oltre alla pubblicazione postuma di I Sette pilastri della saggezza, fu il film Lawrence of Arabia del 1962. Più recentemente, inoltre, sono stati pubblicati videogiochi nei quali viene menzionato e una canzone (Seven Pillars of Wisdom del gruppo power metal svedese dei Sabaton).
(Locandina del film “Lawrence of Arabia” del 1962)
Condottiero oppure millantatore?
La sua storia, dai tratti spiccatamente eroici, è ancora oggi un cult: bene o male tutti lo conosciamo, magari non per le sue reali gesta, ma almeno di nome. Purtroppo, però, negli ultimi tempi ci si è soffermati molto sul suo effettivo ruolo all’interno della Rivolta Araba: può sembrare, infatti, che le azioni di Lawrence, anche se ben congegnate, non avessero avuto un ruolo così decisivo all’interno di quello scenario, teoria avvalorata dalla scarsa considerazione che ebbe Mehmet V riguardo le sue iniziative.
Molti biografi lo descrissero come un millantatore, megalomane e mitomane, mentre i beduini arabo lo nominarono Lawrence il Diavolo, riconoscendolo come un vero condottiero. In sua difesa si può dire che fu un ottimo stratega, un personaggio carismatico e una persona cosciente: le prove a carico di queste affermazioni sono molteplici tra cui la sua capacità di organizzazione, di persuasione presso i beduini di La Mecca e il suo forte carisma nel guidare le truppe all’assalto di forti e città ben difese tra cui Aqaba e Damasco.
Le sue imprese “eroiche” furono certamente ingigantite dalla storia, soprattutto dalla propaganda occidentale, ciononostante servì in modo esemplare l’esercito, credendo fortemente nei suoi ideali, ottenendo successi insperati (anche se la loro portata è oggi discussa). Venne tradito esclusivamente dai “piani alti” dell’esercito e della politica, forze contro cui Lawrence non riuscì ad opporsi: icona, condottiero, spina nel fianco di uno dei più grandi imperi della storia, Lawrence riuscì a creare attorno a sè un’aura quantomai leggendaria che riuscì, e riesce, tutt’oggi ad affascinare.