“La politica si ritrova di nuovo alla fase 0. Ieri, al Senato, sono state discusse due mozioni di sfiducia per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Italia Viva di Renzi vota contro, strizzando l’occhio al ministro”
Lo scorso 21 febbraio, mentre a Codogno veniva individuato il primo caso di Corona Virus con tutte le conseguenze ben note, nei palazzi della politica si discuteva di riforma della prescrizione. Con la cosiddetta “riforma spazza corrotti” era stata inserita una modifica alla legge che regolava la prescrizione che prevedeva l’interruzione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di assoluzione che di condanna. Tale previsione è entrata in vigore dallo scorso primo gennaio, ma tra l’approvazione e l’entrata in vigore è cambiata la maggioranza e al posto di Salvini, a sostenere il presente esecutivo ci sono PD, Leu, IV.
Tornando al famoso 21 febbraio, lo scontro interno alla Maggioranza si stava consumando proprio sulla prescrizione, con IV fortemente contraria all’impianto normativo previsto in materia dallo Spazza corrotti e pronta, se non altro, a continue fibrillazioni. In un Consiglio dei Ministri del 13 febbraio era stato licenziato un decreto il quale prevedeva che, i termini della prescrizione fossero bloccati in caso di condanna, dopo una sentenza di primo grado. Se il giudice in secondo grado avesse assolto l’imputato i tempi della prescrizione sarebbero stati recuperati. Tuttavia, se si fossero verificare due condanne, in primo grado e in appello, questa sarebbe definitivamente bloccata. Questo compromesso era stato raggiunto da PD, M5S e Leu con IV ancora contraria.
All’inizio poi del lockdown, una rivolta in diverse carceri della penisola ha fatto molto discutere circa la gestione dell’emergenza in un sistema carcerario già complesso e complicato, dato il sovraffollamento più volte attenzionato dalla Corte di Strasburgo (cfr. sent. Torregiani). Per fronteggiare la crisi, il Ministero della Giustizia aveva previsto una serie di misure alternative per alleggerire le carceri ed evitare il contagio tra le sbarre. Peccato che tra i beneficiari di queste misure siano capitati anche dei mafiosi. Difficile, in ogni caso, valutare caso per caso tutti i beneficiari, soprattutto in una situazione tesa e spaventosa come si è presentato il Corona Virus. In ogni caso un decreto successivo ha previsto che per i mafiosi scarcerati fosse di nuovo previsto il carcere e, tra le altre cose, il direttore del DAP si è dimesso. Ma la toppa si è rivelata ancora più insidiosa, poiché in una nota trasmissione televisiva il magistrato Di Matteo ha accusato Bonafede di aver nominato il dimissionario direttore del DAP al posto suo, su pressione della stessa mafia.
Si può dire che, con questo materiale avrebbero potuto pensare ad una settima stagione di How to get away with murder, con la povera Annalise Keeting a difendere il ministro Bonafede, reo di essere la persona sbagliata nel posto sbagliato. Per tali ragioni, il centro destra e +Europa di Emma Bonino hanno presentato due diverse mozioni di sfiducia al Senato contro il ministro della Giustizia.
Il Corona virus ha reso i giochi di palazzo indigesti alla popolazione monopolizzando l’attenzione di tutta la politica sulle questioni legate alla conseguenze del contagio e del lockdown. Tuttavia, con la fase 2, tutte quelle trame rimaste sospese si stanno scongelando come nel caso del voto al Senato di ieri. Il terreno sul quale si è consumato lo scontro interno alla maggioranza sulla sfiducia appariva minato, poiché IV non ha mai digerito il ministro Bonafede e per questo appare abbastanza strano il dietrofront di ieri. È pur vero che ora come ora nessuno vuol prendersi la responsabilità di far cadere il Governo, anche perché oltre Conte c’è solo il voto e IV potrebbe non raggiungere un risultato accettabile per l’ex Premier.
Dunque, per la politica italiana non esiste una fase due nuova delle relazioni, ma un ritorno insidioso a vecchi scontri. Cosa avrà chiesto Renzi per lasciare Bonafede dove si trova? Un passo indietro sulla prescrizione – che significherebbe abbandonare l’ennesima battaglia storica dei grillini – oppure qualche sottosegretario in più?
La risposta non tarderà ad arrivare.