‘’ La morte e il becchino ’’, tradotto in inglese come ‘’Death and the Gravedigger’’, è un’opera realizzata con la tecnica olio su tela e riprodotta nel 1895 da Emile Martin Charles Schwabe, meglio noto come Carlos Schwabe.
Quest’ultimo è stato un pittore, incisore, illustratore e simbolista tedesco.
E’ considerato uno degli artisti più illustri dell’art nouveau, un movimento artistico e filosofico noto in Italia come stile floreale, arte nuova e moderna.
Parleremo meglio di entrambi gli argomenti in dei nuovi articoli più avanti, dove vi descriveremo meglio la vita dell’artista e del nuovo movimento artistico di inizio 1900.
La morte e il becchino – opera e analisi:
Tornando invece a noi ed a questo splendido dipinto considerato anche uno dei quadri più illustri e caratteristici del periodo del simbolismo, che cattura facilmente con i suoi colori e la sua semplicità l’attenzione dell’osservatore ed è quasi impossibile non restarne almeno incantati.
Le sensazioni che provoca sono molteplici: fascino, quiete, bellezza; ma al contempo scaturisce anche emozioni legate alla paura, all’inquietudine, alla morte.
Se ci capita di imbatterci visivamente in ‘’La morte e il becchino’’, sono queste le principali emozioni che ci travolgono quando osserviamo questa opera d’arte, tanto inquietante quanto suggestiva ed interessante.
Illustra e descrive infatti in maniera allegorica un appassionato e curioso incontro tra la vita di un uomo anziano e la morte, quest’ultima rappresentata sotto forma di una bellissima donna, un angelo dalla presenza oscura e tenebrosa che fa da contrasto alla scena.
Tutto intorno ai due protagonisti sembra essere immobile e tremendamente tranquillo, lo sfondo è ricoperto da una vegetazione spoglia e ricoperta dal ghiaccio, la neve è intatta ed i germogli stanno nascendo dal terreno, nella parte più bassa del dipinto, che segnano il periodo iniziale di disgelo.
Anche le tombe rappresentate nello sfondo sono ricoperte di neve, ed è grazie a queste ultime figure ed alla fossa nella quale si trova l’uomo che riusciamo a capire l’ambientazione ed il ruolo nella quale si trovano i due protagonisti: la vicenda si svolge per l’appunto in un cimitero, e l’anziano, che si trova nella profonda buca, che dovrebbe raffigurare un uomo nelle vesti di un becchino, incontra l’angelo della morte.
Da qui si capisce che la sua ora sta per arrivare, e che la sua vita di conseguenza sta per volgere al termine.
La paura del becchino è percepibile attraverso i suoi occhi, che guardano dal basso l’angelo, con il corpo teso e contratto dal terrore: al contrario però, la bellissima donna sembra essere dolce e serena; le sue ali che assumono la forma di una falce sono tutt’altro che prepotenti, sembrano infatti avvolgenti e protettive.
Possiede tra una sua mano una fiamma verde, colore che rappresenta l’eternità e la rigenerazione.
Il salice piangente nella parte destra del quadro evoca sentimenti di rimpianto e di nostalgia, mentre in alto a sinistra la lieve luce di un tramonto si sta affievolendo: questo rappresenterebbe il crepuscolo vitale.
E’ un’opera d’arte molto suggestiva, personalmente lo guardo con meraviglia, anche se il pensiero legato al momento in cui la vita si spezza e ci abbandona non è assente.
L’angelo della morte è bellissimo, e mi sembra molto deciso e sicuro, al contrario del becchino che è visibilmente spaventato.
E’ una chiara rappresentazione della vita che sta per abbandonare un corpo, e la semplicità all’interno del quadro è spettacolare.
Meraviglioso, non c’è da dire altro.