La fuga nazista: RATLINE e Operazione Paperclip

Il crollo del regime nazista, noto anche come il Reich millenario o Terzo Reich, e il processo di Norimberga hanno segnato un inizio di fughe. Criminali di guerra di appartenenza germanica e collaborazionisti del “nazismo criminale”riuscirono a fuggire indisturbati.

Inverosimilmente molti criminali di guerra scappati dalla giustizia e dal verdetto furono reclutati sia dalla CIA sia dall’FBI e utilizzati come spie ed informatori durante il periodo della Guerra Fredda. Non solo, il sapere nazista e la scienza tedesca non doveva essere persa; molti scienziati tedeschi, tramite l’operazione Paperclip, furono reclutati ed inseriti in progetti volti a rinforzare l’armamento statunitense.

Facciamo un passo indietro… Come sappiamo il 6 giugno 1944 gli Alleati sbarcarono in Normandia e per alcuni gerarchi del regime di Hitler questo venne considerato come un campanello di allarme. Infatti, nell’agosto dello stesso anno, uomini che rappresentavano il potere assoluto ed industriale nella Germania nazista si riunirono per organizzare la loro salvezza ma anche del loro ingente patrimonio.

Nasceva così ODESSA (Organizzazione degli ex membri delle SS).

Si trovò un accordo dove gli imprenditori avrebbero finanziato la fuga dei gerarchi i quali avrebbero gestito i capitali trasferiti all’estero.  La “Ratline” o la “via dei topi” o la “via dei monasteri” fu il nome dei percorsi da seguire per approdare al porto che li avrebbe messi in salvo e la conseguente fuga dal processo. Molti criminali come Adolf Eichmann che, sotto il nome falso di Riccardo Klement e Helmut Gremor ,nome falso adottato da Jose Mengele (L’angelo della morte di Auschwitz), trovarono rifugio nel Sud America. Non ci scordiamo dei collaborazionisti dei nazisti; nel libro  di Eric Lichtblau (“I NAZISTI DELLA PORTA ACCANTO COME L’AMERICA DIVENNE UN POSTO SICURO PER GLI UOMINI DI HITLER) vengono nominati certi collaborazionisti come Tscherim Soobzokov.

Della famosa via di fuga, che viene spiegata nella tesi di Livia Zampolini dal titolo “Operazione ODESSA: la svastica e la croce. Complicità nella fuga dei criminali nazisti verso il santuario argentino.”, si identificavano tre itinerari:

  1. Partenza da Monaco di Baviera direzione Salisburgo con destinazione Madrid;
  2. Partenza da Monaco di Baviera, attraverso Salisburgo, approdarono a Genova per la prossima destinazione: Siria, Egitto, Argentina, Libano;
  3. Partenza da Monaco di Baviera, attraverso il Tirolo, approdarono a Genova per la prossima destinazione: Siria, Egitto, Argentina, Libano.

Con l’aiuto del “Vescovo nero”, monsignor Alois Hudal, rettore del Collegio Teutonico Santa Maria dell’Anima di Piazza Navona a Roma e per sua stessa definizione “capo spirituale dei cattolici tedeschi in Italia”, molti di questi riuscirono ad avere una seconda possibilità. Questa rete di fuga, dove al suo interno esponenti della Chiesa intervennero (un inganno che coinvolgeva l’Italia settentrionale), fu la più efficace, venne definita Ratline (la via dei topi) o anche la via dei monasteri. Perchè via dei monasteri ? “I sacerdoti erano soliti spostare clandestinamente i fuggiaschi da un convento all’altro” (pag. 14).

L’Operazione Paperclip prevedeva di reclutare il sapere della Germania di Hitler con lo scopo di avvantaggiare l’esercito statunitense rispetto a quello sovietico e nella corsa allo spazio; furono reclutati scienziati come Wernher Von Braun (padre del razzo V2) oppure come Hubertus Strughold (padre della medicina spaziale). L’America sapeva cosa avevano fatto durante il loro servizio per il regime nazista ma al governo americano non importava, l’importante era stare un passo avanti all’Unione Sovietica.

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