“Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”, è con questa domanda, ormai diventata celebre, che Cicerone esordì in Senato quando si presentò il momento di condannare Catilina.
In molti avranno sentito parlare di Catilina e della congiura che da egli prende il nome, dato che questo evento fu uno dei maggiori che scosse la Repubblica Romana nei suoi ultimi anni. Ma chi era Catilina e perchè voleva compiere un colpo di Stato?
Lucio Sergio Catilina rappresenta una delle personalità di spicco del suo tempo, egli era membro della nobile famiglia dei Sergii, una famiglia che aveva perso il suo antico prestigio. Questa decadenza posta accanto alla personalità di Catilina, uomo orgoglioso e vigoroso, presenta un notevole ossimoro. Infatti, il noto discendente si dimostrò essere un uomo politico di successo, abile in ciò che faceva (caratteristica notata anche dallo stesso Cicerone). Riuscì ad arrivare alle alte cariche nobiliari, divenendo addirittura governatore in Africa nel 67 a.C. Molta della sua fama dipende dal fatto che fu uno dei maggiori sostenitori di Silla, per il quale compì atti orribili: furono questi stessi atti a far conoscere Catilina al popolo romano.
Egli viene rappresentato come un violento con forti manie di potere, spinto a far di tutto pur di raggiungere i suoi scopi, macchiandosi anche dell’uccisione del proprio fratello.
A detta di molti storici della sua epoca, Catilina non si sporcò solo per i vari omicidi, anzi, tra le varie accuse, possiamo trovare anche quelle di corruzione, incesto e addirittura, di cannibalismo. Tutto ciò viene però reputato come “eccessivo” dalla grande maggioranza degli storici dell’età contemporanea, con la giustificazione che tali accuse furono espresse solo per denigrare ancora di più la figura di Catilina. In ogni caso, a causa di questo, la carica di console non fu mai ricoperta da Catilina e dopo essere stato battuto da Cicerone, proprio per il raggiungimento del consolato, Catilina cominciò a meditare per la sua storica congiura.
Il ribelle aveva dalla sua parte, il sostegno di tutta la plebe, oltre ai veterani di Silla, che al tempo, era già scomparso. Non furono solo gli oppressi a sostenere Catilina, anzi, in un primo periodo, anche Cesare e Crasso si diedero da fare per aiutarlo: il primo, lo avvantaggiò politicamente e il secondo economicamente, essendo Crasso, l’uomo più ricco di Roma. Entrambi appartenevano alla fazione dei populares, contrapposta agli optimates, e quindi compagni di idee di Catilina. Nonostante ciò, sia Cesare sia Crasso dovettero presto abbandonare Catilina quando si resero conto dell’azione che questo voleva compiere: una congiura.
Grazie a Manlio, braccio destro di Catilina, furono compiuti vari attentati ai danni dei membri del Senato.
Purtroppo per Catilina, però, la sua congiura non riuscì a concretizzarsi e le orecchie di Cicerone udirono in tempo ciò che stava accadendo: Fulvia, l’amante di uno dei congiurati svelò tutto al console, salvandogli anche la vita da un omicidio. Anche Crasso e Cesare svelarono i piani di Catilina a Cicerone, nonostante l’inimicizia politica che intercorreva tra loro, in quanto Cicerone apparteneva alla fazione degli optimates.
Il console si diede da fare per sventare tale congiura e il 21 ottobre del 63 a.C. ottenne il senatus consultum ultimum. Dopo qualche giorno, le grandi abilità oratorie del console riuscirono a denigrare ulteriormente Catilina, il quale si vide ormai sconfitto. Era visto dal Senato come il peggio del peggio. Si ritrovò poi costretto a fronteggiare Quinto Cecilio Metello Celere a Pistoia, morendo con la spada in pugno, quando la fiamma di vittoria e di rivalsa che lo animava si spense.
Prima di terminare tale articolo, è d’obbligo fare una precisazione importante. Catilina era sì un violento e un assetato di potere, ma egli era comunque il figlio di una società corrotta e trascurata, desiderosa di cambiare le sorti in meglio. Non era l’unico ad avere questi pensieri e grazie alle sue abilità, riuscì a riunire sotto di lui decine di migliaia di persone, coraggiose e fedeli al loro leader, che come lui, morirono in battaglia per difendere i propri ideali e i propri valori