“La Cavalla Storna” è una poesia composta da Giovanni Pascoli, presente nella raccolta “Canti di Castelvecchio”. Quest’opera è caratterizzata da 31 strofe di due versi. Le rime presentano lo schema metrico AA BB CC DD, e quindi le rime sono baciate. “La Cavalla Storna”, grazie alla sua struttura metrica, potrebbe sembrare una filastrocca. Questo particolare ha aiutato questa poesia nella sua diffusione. Il tema principale de “La Cavalla Storna” è la morte, in relazione all’omicidio del padre Ruggero, avvenuto nel suo carro, quando Giovanni Pascoli aveva circa 12 anni. Gli artefici di tale scempio non furono mai individuati, lasciando spazio solo a ipotesi. Questo evento è stato marchiato a fuoco nella memoria dell’autore, condizionando le sue opere. Il luogo e la scena della lirica evidenziano il clima di dolore e di sofferenza della vicenda: la cavalla, diretta verso l’abitazione del defunto, stava trasportando la carrozza su cui era poggiato il cadavere. Una volta che la cavalla aveva raggiunto il luogo della destinazione, la madre del poeta si era rivolta verso quest’ultima, ponendole una serie di interrogativi, con l’intento di scoprire chi avesse assassinato suo marito, come se essa fosse un umano. Lo scenario dell’opera contribuisce a produrre un senso di mistero, poichè esso è ambientato verso sera. l’elemento principale del testo è l’umanizzazione della cavalla, la quale è l’unica testimone del delitto. Il dialogo tra la madre di Giovanni Pascoli e la cavalla aumenta di tensione, fino a quando la conversazione termina con una sconcertante rivelazione: quando la madre del poeta pronuncia un nome, la cavalla nitrisce, indicando in un certo senso l’identità del colpevole. La cavalla, attraverso il suo silenzio e la sua rivelazione tramite nitriti, illustra la visione del mondo dell’autore, in cui, tramite un segnale, ricco di drammaticità e di tormento, il mondo fa intuire che, sotto alla realtà, sono presenti delle relazioni sconosciute tra i vari elementi che abitano il mondo.