Se lasciavano passare l’inverno, Napoleone poteva riorganizzare il suo esercito. Questo era il parere di Blucher e dello zar Alessandro. Gli altri temevano una resistenza nazionale e desideravano non entrare in Francia se non con grandi forze.
Nel consiglio di guerra del 7 ed 8 novembre 1803 prevalse una via di mezzo: non fu fissata una data per l’offensiva ma si decise di iniziarla al più presto. Ci sarebbe stata una campagna invernale e fu questa per Napoleone il colpo di grazia.
Metternich volle che si negoziasse ancora una volta, Napoleone si mostrò disposto ad abbandonare il granducato, la Germania, l’Olanda, la Spagna e l’Italia. Tutto purchè si obbligasse l’Inghilterra a rendere le colone e ristabilire la libertà dei mari.
Le trattative furono lunghe ma ebbero esito negativo. A questo punto cominciava la campagna di Francia, Bonaparte non ebbe nè il tempo nè i mezzi per improvvisare un nuovo esercito. A Parigi l’8 gennaio 1814, decise di formare dei reggimenti di volontari nei quali inquadrare i disoccupati della capitale.
Parlava anche di leva in massa. Cominciò a requisire a caso le armi, cavalli, foraggi e cereali. A mancare era soprattutto il denaro.
Quanto al popolo erano stanchi del loro imperatore che dopo aver distrutto due eserciti ne richiedeva un terzo. Napoleone divenne impopolare ed i francesi cominciarono ad opporgli resistenza passiva.
Il 25 gennaio lasciò Parigi e disponeva di 60.000 uomini. Inseguì subito Blucher e lo sconfisse a Brienne il 29 gennaio ma il 1 febbraio fu sopraffatto da una massa 3 volte più numerosa.
La lotta sembrava senza speranza, non gli restava che trattare per difendere il suo trono. Nella notte del 4-5 febbraio diede carta bianca all’ambasciatore Caulaincourt ed il 7 furono accettate le condizioni che portavano la Francia alle frontiere del 1792.
L’8 febbraio, però, un errore militare dei suoi nemici fece riaccendere la speranza. I coalizzati si erano separati e l’11 febbraio Napoleone attaccò e sconfisse il corpo di Sacken.
Il 14 avanzò verso Blucher che perse la battaglia insieme a 10.000 uomini. La vittoria fu importante ma non distrusse il nemico. Queste sconfitte sconcertarono gli alleati che temevano il genio militare del corso.
Bonaparte non si fermò, respinse un attacco di Blucher a Craonne e marciò su Laon dove erano concentrati 100.000 nemici. Il 9 marzo fu respinto ed il 17 tentò ancora una volta di attaccare Blucher che indietreggiò e riuscì a scappare.
Il generale prussiano si unì alle truppe di Schwarzenberg e cominciò a marciare verso Parigi. Napoleone, inquieto, accorreva. Il 31 marzo non si diede per vinto e prese le sue misure per combattere ancora ma ormai era tradito e abbandonato.
Le potenze nemiche chiesero al Senato francese ed al popolo di istituire un governo provvisorio. Talleyrand ne assunse la direzione ed il 2 aprile 1814 il Senato decise il decadimento dell’imperatore.
Fu emanata una costituzione molto velocemente ed il 6 chiamarono Luigi XVIII al trono. Nello stesso giorno Napoleone si rassegnò ed abdicò. La sorte del corso fu regolata l’11 aprile con il trattato di Fontainebleau.
Ottenne l’isola d’Elba con una dotazione annua , Parma per Maria Luisa ed il figlio. Il 20 aprile diede l’addio alle truppe che aveva così risparmiato e che sole gli erano rimaste fedeli fino all’ultimo.