La battaglia di Austerlitz consacra il grande Impero!

Napoleone dopo aver preparato al meglio il suo esercito, tornò a Parigi. La notizia positiva per il generale era che l’Austria non fosse ancora pronta.

Mancavano 83.000 uomini e 37.000 cavalieri non avevano i cavalli. L’esercito austriaco partì più sguarnito di quello dell’avversario. Il generale russo Kutuzov arrivò con 38.000 uomini per aiutare gli austriaci.

Quest’ultimi consegnarono al loro generale Mack 60.000 uomini in Germania, più 11.000 nel Vorarlberg. Non erano per niente sufficienti. Mack pensava che Napoleone non poteva condurre con sè più di 70.000 soldati.

Decise di avanzare fino alla Foresta Nera ed occupare la Baviera nel settembre del 1805. Da Boulogne partì l’armata di Napoleone, che fu divisa in più fronti per battere separatamente i coalizzati.

In Italia giunsero 42.000 uomini guidati da Massena. I 176.000 uomini della Grande Armata furono concentrati nel Palatinato dove passarono il Reno a cominciare dal 25 settembre.

L’esercito, coperto da Murat, marciò verso il Danubio per giungere nella valle di Ulma. Il 7 ottobre, informato che il nemico era lì, Napoleone cominciò a far passare il fiume ma perdette il contatto con l’armata nemica.

Temendo che Mack fuggisse a sud, spiegò i suoi corpi a ventaglio. Bernadotte verso Monaco per fermare i russi, Davout al centro, il grosso verso l’Ulma. Mack decise di prendere l’offensiva tagliando le comunicazioni all’esercito nemico a nord.

Il 14 ottobre, informato della marcia francese sull’Iller, li credette in ritirata e tornò nell’Ulma per sbarrar loro il cammino. Napoleone giunse immediatamente sul posto ed accerchiò l’armata austriaca che capitolò.

49.000 austriaci diventarono prigionieri, soltanto la divisione Kienmayer potè ritirarsi. Napoleone decise di marciare dritto contro Kutuzov (generale russo) che indietreggiò precipitosamente.

Avanzando su Vienna, Murat si impadronì con uno stratagemma dei ponti e l’armata potè avanzare al di là di Brunn, in Moravia. Kutuzov era vicinissimo ai francesi, si congiunse con un’armata austriaca e attendeva una divisione russa.

Napoleone desiderava ardentemente di essere attaccato, perciò simulò di aver paura, indietreggiò e si trincerò. Kutuzov fiutò il tranello: tuttavia lo Zar Alessandro lo indusse all’offensiva.

Il 2 dicembre, l’armata francese ammassata dietro il Goldbach, a ovest di Austerlitz, vide nella nebbia gli Austro – Russi muovere all’attacco. Erano 87.000 contro 73.000 francesi.

Si dispiegarono su un fronte di 16 km e puntando sulla destra francese, scendevano dall’altopiano di Pratzen. I francesi resistettero a sinistra sotto il comando di Lannes ed a destra sotto quello di Davout.

Improvvisamente, Napoleone al centro spinse all’attacco dell’altopiano. Spezzò in due le forze nemiche e ne prese alle spalle l’ala sinistra che fu sbaragliata. Gli austro-russi persero 26.000 uomini contro 8-9.000 francesi.

Alessandro dichiarò la ritirata e l’Austria firmò l’armistizio. Si arrivò il 15 al trattato di Schonbrunn: l’Austria cedeva il Veneto, una parte dell’Istria e Dalmazia. Tutti i possedimenti della Germania del sud, il Tirolo ed il Vorarlberg.

L’Austria era definitivamente esclusa dall’Italia e dall’Austria. La vittoria di Austerlitz fu una delle più gloriose per Napoleone. Rientrò a Parigi il 26 gennaio 1806, risanò le finanze con l’aiuto di Mollien.

Riformò la contabilità e fece istituire la cassa di servizio per regolare il movimento dei fondi. I fornitori minacciati di morte il 27 gennaio, dovettero mettere ogni loro avere a disposizione dei francesi.

Rimase un debito di 60 milioni che la Spagna fu costretta ad accollarsi. In Germania propose la creazione di una nuova confederazione che adottasse il suo Codice Civile.

Il 12 luglio nacque la Confederazione del Reno che promise un contingente di ben 63.000 uomini. Napoleone lasciò la Grande Armata in casa dei suoi alleati tedeschi, a loro spese.

In Olanda il fratello dell’imperatore, Luigi, diventò re il 5 giugno 1806. In Italia un’insurrezione scoppiò nel Sud ma Massena la soppresse immediatamente.

Intanto, adottando il Codice Civile ed essendo ora a capo di popolazioni di confessioni differenti, i principi o i monarchi rinunciarono al famoso principio” cuius regio, eius religio” e proclamando la tolleranza procedevano a grandi passi verso la laicizzazione dello stato.

La Chiesa non si oppose a causa dell’ampia protezione che Napoleone le offriva. Tutti i principi ed i re, teoricamente indipendenti, che governano i territori conquistati sono vassalli dell’imperatore.

Napoleone costituisce così un impero vasto ed organizzato, controllato dai suoi fedelissimi. Egli non si esitava più adesso a presentarsi apertamente come il restauratore dell’impero romano d’Occidente e arrogarsi le prerogative di Carlomagno, suo “illustre predecessore”.

Napoleone come Carlo considerava il papa un suo protetto e nella lettera del 13 febbraio 1806 Bonaparte scrisse ” Voi siete il papa di Roma ma io ne sono l’imperatore “. Il suo sogno del Grande Impero cominciò a realizzarsi!

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