Il 13 luglio 1793, il medico rivoluzionario Jean-Paul Marat, venne assassinato nel suo bagno dalla nobile Marie-Anne-Charlotte de Corday d’Armont. Jacques-Louis David fu incaricato dalla Convenzione di dipingere un quadro che rendesse onore al martire della rivoluzione.
L’artista decide di sostituire la tappezzeria in carta da parati con uno sfondo scuro, quasi monocromo.
David trasforma il cesto che fungeva da tavolino con una cassetta di legno chiaro, che diventa una sorta di lapide, sulla quale l’artista scrive la semplicissima dedica :<<À MARAT, DAVID. 1793. L’AN DEUX>> (A Marat, David, 1793. L’anno secondo).
La sobrietà dell’arredo testimonia la povertà di questo repubblicano incorruttibile, ucciso a tradimento per le sue virtù, le stesse alla quale l’assassina aveva fatto appello per essere ricevuta.
Marat, infatti, tiene in mano un biglietto, l’inizio di una supplica in cui si legge : << Du 13 juillet 1793/ Marie Anne Charlotte/ Corday au citoyen/ Marat. /Il suffit que je sois/ bien malheureuse/ pour avoir droit/à votre bienveillance>>.
(13 luglio 1793. Marie Anne Charlotte Corday al cittadino Marat. Basta che io sia tanto infelice per aver diritto alla vostra benevolenza).
Provate a pensare alla “Sepoltura di Cristo” del Caravaggio, il repubblicano viene dipinto come se si trattasse di una “Pietà” o di una “Deposizione di Cristo”. Gli strumenti della Passione sono il coltello lasciato a terra e la penna ancora stretta nella mano destra. La ferita sul costato è ancora aperta e continua a sanguinare. Il parallelo con la morte di Cristo è un modo per elevare Marat e proporlo come esempio da imitare. Il punto di fuga coincide con il bordo superiore della tela che ci consente di avere una visione dall’alto. La verticale passante per il volto di Marat e il suo gomito individua l’arma del delitto.
David decide di rappresentare il momento successivo alla morte di Marat, dell’assassina rimane solamente il coltello, caduto a terra, mentre lei viene condannata all’oblio.