La costruzione del Palazzo degli Uffizi fu iniziata da Giorgio Vasari, nel 1560, il quale progettò i due corpi paralleli collegati tra loro da una loggia aperta sull’Arno. La Galleria ha subito modifiche e adattamenti nel corso dei secoli, sia a livello strutturale sia per far fronte ad esigenze più strettamente museografiche come l’aumento dei pezzi della collezione dei signori di Firenze. Le ultime modifiche hanno interessato l’inaugurazione di 14 nuove sale nel maggio scorso in modo da poter esporre più agevolmente pezzi del ‘500 e ‘600 veneto e toscano, il tutto supervisionato dal direttore Eike Schmidt, in carica da novembre 2015.
Alcune tra le opere più iconiche della storia dell’arte italiana e ormai patrimonio anche dell’immaginario collettivo sono conservate nelle sale della Galleria affascinando ogni giorno migliaia di visitatori.
Il dittico dei Duchi d’Urbino, dipinto da Piero della Francesca nel 1465, raffigura gli sposi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, i cui profili sembrano quasi fondersi nella luminosità del paesaggio sullo sfondo, memore degli insegnamenti della scuola fiamminga.
La Primavera e La nascita di Venere di Sandro Botticelli, opere dipinte tra il 1478 e il 1485 circa, sono esposte una accanto all’altra in una grande sala luminosa, quasi a volersi presentare come un unico racconto di grazia e bellezza. In entrambi i dipinti, immediatamente riconoscibili data la loro fama, la Primavera e Venere appaiono come divinità eteree e sensuali, quasi fluttuanti, l’una sul prato fiorito – caratteristico della stagione – e l’altra sulla conchiglia dove le figure mitologiche sembrano non avere alcun peso fisico. Gli altri personaggi che si trovano intorno alle protagoniste delle opere sono disposti in modo armonico e spazialmente misurato, realizzati con una gamma cromatica che non stanca l’occhio dell’osservatore bensì lo spinge alla contemplazione dell’euritmia botticelliana. La Primavera è dipinta mediante la tecnica della tempera su tavola mentre la Nascita di Venere è realizzata con tempera su tela: il colore neutro proprio di quest’ultimo materiale concorre all’idea di apparizione e nascita divina che la pittura sta raccontando sulla sua superficie.
Proseguendo per le sale del primo piano, il Tondo Doni, opera celeberrima di Michelangelo databile tra il 1504 e il 1507, appare in tutta la sua potenza espressiva contenuta nella maestosa cornice intagliata. Il dipinto raffigura la Sacra Famiglia con San Giovannino e presumibilmente venne commissionata all’artista da Agnolo e Maddalena Doni per la nascita della figlia. I corpi delle figure in primo piano sono realizzati come se fossero un gruppo scultoreo unico, “bloccato” durante un movimento – basti osservare il corpo in torsione della Vergine in primo piano che sembra disegnare la lettera S – caratteristica stilistica che sarà propria del Manierismo. L’opera ha, infine, una grande importanza nella storia dell’arte poiché essa è l’unica, su supporto mobile, a poter essere attribuita con sicurezza alla mano di Michelangelo