Dopo la morte di Danton, il Comitato di Salute Pubblica iniziò a porsi una serie di obiettivi. Bisognava porre fine alla violenza delle folle ed instaurare un’imponente ed ordinato programma di edificazione repubblicana. I strumenti di divulgazione degli ideali repubblicani dovevano essere ovunque: nelle feste, nella musica, nello sport e nell’arte. Queste tecniche raggiunsero il loro culmine con l’idea di Robespierre della Festa dell’Essere Supremo che si tenne l’8 giugno. L’Essere Supremo disse Robespierre è la stessa natura, il suo tempio è l’universo e la sua religione è la virtù. Durante le cerimonie di questa nuova festa, la ghigliottina fu spostata in rue Saint-Antoine ed in seguito a place du Throne. Il 10 giugno, la Convenzione approvò un decreto che rimane uno degli statuti fondamentali della giustizia totalitaria. Esso entrava in vigore dopo i falliti attentati alla vita di Collot d’Herbois e di Robespierre. Cecile Renault, una giovane ragazza, fu sorpresa con due coltelli mentre cercava di introdursi in casa del giacobino. Da allora in poi chiunque fosse stato denunciato sarebbe stato tradotto dinanzi al Tribunale Rivoluzionario. Questo avrebbe potuto emettere solo due sentenze: assoluzione o condanna a morte. Non sarebbe stata consentita la chiamata di testimoni e non sarebbe stato consentito di farsi difendere da un avvocato. La legge ebbe un immediato effetto sul ritmo delle esecuzioni. Ce ne furono 796 a Giugno. Tuttavia, nell’élite giacobina si stavano aprendo delle profondi crepe. La mossa di Saint-Just e Robespierre di istituire un servizio di polizia che riferiva direttamente al loro Comitato escludendo i poteri giurisdizionali del Comitato per la Sicurezza Generale, innescò una violenta lotta tra i due organi della Repubblica. Nella terza e quarta settimana di luglio, si formò una coalizione ostile a Robespierre. Coloro che sentivano che presto sarebbe arrivato il loro turno, cominciarono a volere lo scoppio di una nuova insurrezione. Le mancanze di generi alimentari e l’aumento del pane creò agitazione a Parigi e stavolta la folla poteva essere usata contro i giacobini. Uno dei più preoccupati per questa situazione era Barere. Il 22 luglio cercò di promuovere una soluzione di compromesso tale da preservare l’unità tra i due Comitati in lotta e porre fine allo scisma interno ai giacobini. Il suo progetto consisteva nel conquistarsi le simpatie di Saint-Just e Robespierre per ottenere l’applicazione di alcuni decreti economici ed una tregua per evitare insurrezioni. Robespierre rifiutò tale proposta. Tuttavia, il giacobino era rimasto ormai isolato. Saint-Just presentò una lettera alla Convenzione dove annunciò la ritrovata unità tra i Comitati. Robespierre per difendere la sua posizione preparò uno dei suoi grandi appelli che durò per ben due ore. Esordì affermando” La Rivoluzione resterà nella storia come la prima fondata sui diritti dell’umanità ed i principi della giustizia”. Proseguì difendendosi dalle accuse di tirannia e proclamando il pericolo imminente di complotti contro la Repubblica. La discussione diventò, tuttavia, sempre più violenta: Vadier attaccò Robespierre. Un altro deputato lo sollecitò a fare i nomi dei cospiratori ma si rifiutò di rispondere. Il clima era molto teso e la sera Robespierre pronunciò lo stesso discorso alla sede dei giacobini dove con il suo consueto espediente tattico offrì in sacrificio la sua persona per il bene della patria. Questa volta i suoi nemici avrebbero accolto l’offerta. Il 27 luglio Saint-Just cominciò un discorso ma al primo accenno Tallien lo interruppe accusando Robespierre di aver calpestato il principio della direzione collegiale pronunciando un discorso a nome proprio. Subito dopo, Billaud Varennes accusò “l’Incorruttibile” di aver minacciato diversi membri dei comitati e della Convenzione. Molti si aspettavano la consueta risposta energica di Saint-Just ma questa volta, essa non arrivò. Pallido in volto tornò a sedersi. Vedendo crollare le sue difese, Robespierre cercò di assicurare la tribuna ma fu zittito. Il momento di crollo totale fu quando Vaudier mise in ridicolo le sue ripetitive parole” A sentire lui è l’unico difensore della libertà e ripete all’infinito che lo perseguitano ma si fa sempre quello che vuole lui”. Robespierre cercò di replicare ma gli mancarono incredibilmente le parole. Un deputato gridò ” È il sangue di Danton a soffocarlo”. I termidoriani decisero di arrestare Robespierre, Couthon, Hanriot (capo della Guardia Nazionale) e Saint- Just. Quando la Comune venne a sapere di ciò, rifiutò di aprire le porte delle prigioni e cominciò a mobilitare la macchina dell’insurrezione popolare. La difficoltà in questo caso era rappresentata dal fatto che il Terrore avesse fatto giustiziare i manovratori più importanti delle insurrezioni ed aveva svuotato le assemblee popolari dei loro poteri, prima erano loro il fuoco delle rivolte. Nonostante le difficoltà, 13 assemblee popolari raccolsero uomini a sufficienza per liberare Robespierre ed i suoi amici. La Convenzione riuscì a mobilitare una forza avversaria reclutata nelle assemblee avverse al Terrore. Questa folla fu affidata al comando di Barras. Dall’altra parte, Hanriot a causa della mancanza di ordini della Comune ritirò le sue forze davanti all’Hotel de Ville. Alle due del mattino del 28 luglio 1794 questo contingente di uomini fu spazzato via dalle forze della Convenzione . Barras avanzò con i suoi uomini in cerca dei deputati da arrestare. Il fratello di Robespierre si suicidò lanciandosi dalla finestra, Le Bas si era sparato, Couthon si fratturò gambe e braccia mentre cercava di fuggire. Robespierre fu trovato con il volto ed il corpo coperti di sangue e la mascella fratturata a causa di un tentativo di suicidio. Saint-Just fu l’unico a rimanere tranquillo. Quella mattina la ghigliottina fu ricollocata a place de la Revolution e Robespierre e 16 suoi amici furono condannati a morte. La fine degli architetti della Grande Terreur fu raccapricciante. Lo storpio Couthon fu legato al patibolo mentre era in preda ai suoi dolori causati dalle fratture ed infine ghigliottinato. Saint-Just andò al patibolo impersonando fino all’ultimo l’antico romano di fede stoica. Robespierre fu scaraventato bruscamente sul patibolo da Sanson. Il carnefice strappò la fasciatura che era stata messa per la mascella fratturata. Dalla gola dell’Incorruttibile sfuggirono urla animalesche, troncate solo dal cadere della lama. Il Terrore era morto insieme a Robespierre!