Ugo Foscolo si ritrovò completamente deluso da Napoleone poichè quest’ultimo, con il Trattato di Campoformio, cedette la Repubblica di Venezia all’Austria.
(Napoleone Bonaparte e il conte austriaco Johann Ludwig Josef von Cobenzl si preparano alla firma del trattato, 17 Ottobre 1797)
Il Trattato di Campoformio in breve
Il 17 Ottobre 1797 veniva firmato il Trattato di Campoformio tra l’Austria e la Prima Repubblica Francese: l’accordo fu siglato dal generale dell’armata francese e dell’Arma italiana Napoleone Bonaparte e dal conte austriaco Johann Ludwig Josef von Cobenzl per conto dell’imperatore del Sacro Romano Impero Francesco II.
Questo “concordato” sanciva la definitiva dipartita della Serenissima, ovvero della Repubblica di Venezia e del Ducato di Modena mentre vennero riconosciute alla Francia le isole Ionie dell’Adriatico e l’Austria riconosceva la Repubblica Cisalpina come un vero e proprio ente statale.
In tutte queste manovre diplomatiche si distinse ovviamente Napoleone, vero fautore dell’accordo e vincitore delle campagne militari italiane, che espanse ancora di più la sua egemonia verso Est a discapito dell’Austria.
La vita di Ugo Foscolo prima dell’accordo di pace
Ugo Foscolo, che in quel momento era a Venezia, partì in esilio verso Firenze e poi verso Milano ormai completamente deluso dalle azioni del Bonaparte: qui il poeta cominciò a maturare idee sempre più anti-napoleoniche che, assieme alla sua naturale indole patriottica e combattiva, lo renderanno un ospite tanto pericoloso quanto importante presso i principali salotti dell’epoca.
Ma come mai Foscolo, inizialmente favorevole ai disegni egemonici di Napoleone, fu così tanto deluso dal generale francese? Come mai il Trattato fu avversato da moltissime persone nonostante fu dichiaratamente di pace?
(Ritratto di Ugo Foscolo ad opera di Andrea Appiani, 1802)
Come ben sappiamo Ugo Foscolo (vero nome Niccolò) nacque nel 1778 a Zante, un’isola vicino alla Grecia facente allora parte della Repubblica di Venezia. Costretto ad allontanarsi dalla patria si trasferì a Venezia con la famiglia ed iniziò fin da subito a nutrire forti sentimenti anti-austriaci, nemici di quegli ideali rivoluzionari che stavano nascendo in Francia e che invece il poeta vedeva con estremo favore, desiderando che essi, un giorno, sarebbero potuti essere introdotti nelle città italiane e specialmente nella Serenissima.
Foscolo e il “mondo rivoluzionario”
Fervente spettatore delle vicende francesi e carismatico personaggio si introdusse fin da subito nel mondo rivoluzionario veneto, speranzoso verso l’eventuale tracollo della monarchia francese e l’ascesa di un qualcuno che avrebbe portato gli ideali di libertà in terra italiana.
In quell’esatto momento un giovane corso, un certo Napoleone Bonaparte, stava scalando rapidamente i ranghi militari ed alla giovane età di 28 anni diventò generale dell’esercito francese con cui intraprese la Campagna d’Italia (1796-1797) al fine di espandere l’egemonia francese a discapito delle vecchie monarchie europee dell’Ancient Regìme (ovvero le monarchie che in Europa erano ancora di stampo feudale, in totale disaccordo con gli ideali della Rivoluzione francese).
Nel Maggio del 1797 Foscolo compose un’ode dedicata al generale francese (A Bonaparte liberatore), prova inequivocabile della sua totale dedizione verso gli ideali francesi e, di conseguenza, verso le idee napoleoniche.
La disillusione e le Ultime lettere di Jacopo Ortis
Con la firma del Trattato e la sua successiva divulgazione Ugo si disilluse completamente, ferito dal comportamento del generale francese e dalle sue azioni ed è da questo momento che iniziò a nutrire sentimenti apertamente anti-francesi (l’ode venne scritta in Maggio mentre il Trattato fu siglato nell’Ottobre a soli 5 mesi di distanza).
La Serenissima, che al tempo era ancora una libera repubblica retta dal doge, ovvero la suprema magistratura dello Stato veneto, cessava quindi di esistere dopo più di mille anni per i voleri di due sovrani stranieri ed ovviamente la questione non fu ben vista da Foscolo e dai suoi ideali patriottici.
In queste giornate, arrabbiato e deluso, si cimentò nella scrittura del primo romanzo epistolare italiano, ovvero le “Ultime lettere di Jacopo Ortis“(11 Ottobre 1797- 25 Marzo 1799). Questo romanzo è una raccolta di 67 lettere scritte da uno studente universitario morto suicida, un certo Girolamo Ortis, al quale Foscolo cambiò il nome in Jacopo in onore del filosofo Jean-Jacques Rousseau (non si sa bene se il fatto fu reale o inventato, ma ovviamente il poeta non poteva dichiaratamente accusare Napoleone per le sue “malefatte” ed utilizzò un escamotage per riuscirci).
In questo scritto le tematiche più presenti sono l’amore per la patria, per gli ideali, l’assoluta ricerca della giustizia e della libertà e verrà redatto solo tre anni dopo nel 1802.
Altre opere come il carme Dei Sepolcri (1807) e la controversa opera teatrale Aiace (controversa perchè essendo una tragedia che andava ad alludere “vagamente” a Napoleone Bonaparte non andava bene alla polizia statale filo-francese) del 1811 sono la prova di come il Bonaparte avesse fatto si breccia nel cuore di Foscolo, ma non nel senso sperato dallo scrittore stesso.
Le conseguenze delle azioni napoleoniche nell’animo foscoliano
Come si può ben capire Foscolo mutò quasi istantaneamente i propri sentimenti verso Napoleone nell’arco di sei mesi: se all’inizio del 1797 lo descrive come “liberatore” alla fine dello stesso anno ne delinea tratti più tirannici, risultati della nuova evidente ostilità verso i suoi confronti dovuti alla pace con gli austriaci.
Ugo Foscolo, tradito e amareggiato, si abbandonò quasi al completo pessimismo, ma non odiò mai il futuro sovrano francese per una serie di motivi: fu il propugnatore di ideali nuovi e rivoluzionari per l’Italia e per l’Europa, capo carismatico e abilissimo stratega (Foscolo fu membro dell’esercito francese proprio sotto Napoleone) e soprattutto “risvegliò” da quel torpore plurisecolare l’irredentismo e il patriottismo italiano che erano ormai sopiti da centinaia di anni. Il poeta, nel suo ostentato amore per la patria, si identificò in questo nuovo sentimento “nazionale” ormai convinto che anche il popolo italiano avesse bisogno di un suo stato ovvero indipendente e non come la Repubblica Cisalpina che era un mero stato-fantoccio alle dipendenze della Francia.
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