Stile ed origini:
Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I uno dei due dipinti più noti di Gustav Klimt ispirati a questa dama, è diventato una delle icone più famose nel mondo dell’arte.
Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer è un dipinto a olio su tela (138 cm×138 cm) realizzato nel 1907 ed è una delle opere più rappresentative nel periodo dorato dell’artista austriaco; si riconosce infatti da un intenso utilizzo del colore oro, che qui con la sua lucentezza inonda l’intera tela. Non ci è difficile metterlo a paragone anche con altre opere come Il bacio e Danae.
Lo stile e le decorazioni nel dipinto, precisamente quelle sulla poltrona e che ricoprono i tessuti, ci ricordano i mosaici bizantini. Oltre a questi simboli, Klimt si è ispirato anche all’occhio di Horus, tratto dalla religione egiziana, visibile sull’abito della dama. Le parti coperte dall’abito di Adele (mani, spalle e volto) sono invece molto più tradizionali e semplici; i capelli scuri sono raccolti in un’acconciatura dalla forma elegante, ma al tempo stesso completamente bidimensionale. In quest’opera gli studiosi individuano il risultato migliore dello stile aureo di Klimt. Le decorazioni e le campiture dorate che compongono l’abito e la poltrona di Adele Bloch-Bauer sono perfettamente equilibrate ed esprimono un elegante senso di raffinatezza.
La storia che si nasconde dietro a questo dipinto si intreccia con tante vicende storiche dell’Europa continentale lungo tutto il XX secolo; fu soprattutto al centro di una vicenda legale internazionale nella quale la legittima erede contese il dipinto al governo austriaco.
Adele Bloch-Bauer e la sua storia:
La donna raffigurata nel dipinto di Gustav Klimt è Adele Bloch-Bauer, figlia dell’imprenditore Maurice Bauer ella fu poi convolata a nozze con Ferdinand Bloch, il figlio del barone Bloch di origini ebraiche che era un importantissimo industriale dello zucchero, grazie al quale consacrò la propria affermazione sociale.
La dinastia Bloch era benestante e dopo il matrimonio nel 1917 mutò il cognome in Bloch-Bauer, acquisendo anche il cognome materno per esaudire il desiderio del nonno Moritz Bauer, noto imprenditore e banchiere, la cui famiglia era rimasta senza discendenza maschile. Il nonno paterno era David Bloch, un ricco imprenditore che lasciò ai suoi eredi l’attività industriale per la raffineria dello zucchero, che copriva quasi interamente i consumi del Paese.
Ferdinand assieme a sua moglie Adele, si occupavano dell’attività industriale. La residenza di Ferdinand a Vienna, il Palais Elisabethenstraß, era un punto di incontro sia familiare, che culturale: i loro salotti erano frequentati da nomi importanti, politici illustri ed artisti influenti; tra questi vi erano Gustav Mahler, Richard Strauss, Arthur Schnitzler, Johannes Brahms, Arnold Schönberg, Otto Wagner e Gustav Klimt.
Quest’ultimo strinse un legame importante con Adele Bloch-Bauer, la quale commissionò all’artista diverse opere. Klimt realizzò circa cento studi per rappresentare al meglio la dama, amica e mecenate.
Dopo essere stato realizzato a Vienna, Adele chiese al marito Ferdinand Bloch-Bauer di donare il dipinto (assieme ad altre opere di Klimt in suo possesso) alla Österreichische Galerie Belvedere, dopo la sua morte.
Purtroppo, quando i nazisti invasero l’Austria, il marito ormai rimasto vedovo fu costretto a lasciare il Paese, rifugiandosi in Svizzera.
La sua proprietà, che comprendeva anche i suoi dipinti realizzati da Klimt, venne quindi confiscata nel 1939 da una commissione di ufficiali nazisti che si insediò nel Palais Elisabethenstraß per decidere come distribuire l’inestimabile tesoro dei Boch-Bauer. La collezione di dipinti austriaci del XIX secolo fu dispersa tra collezionisti privati (tra cui Hitler e Göring), e vari musei.
Nel suo testamento del 1945, dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, Ferdinand Bloch-Bauer designò eredi del suo patrimonio i propri nipoti, includenti Maria Altmann.
Maria Altmann quando tentò di tornare in possesso dei dipinti ereditati fu ostacolata dal governo austriaco; quest’ultimo riteneva e sottolineava che dovevano rimanere in quella nazione, secondo il testamento di Adele.
Dopo una lunga battaglia legale avvenuta in Austria e negli Stati Uniti (nota come Republic of Austria v. Altmann), una corte di giudici stabilì, nel 2006, che Maria Altmann era la legittima proprietaria del ritratto di Adele e di altre quattro opere di Klimt.
Nel giugno del 2006 le opere furono vendute dalla casa d’aste Christie’s a Ronald Lauder per 300 milioni di dollari. Il mese seguente il Ritratto di Adele Bloch-Bauer fu destinato alla Neue Galerie di New York di Lauder su richiesta di Maria Altmann.
Subito dopo la sua morte, avvenuta il 7 febbraio 2011, è stata istituita la Maria Altmann Family Foundation, un ente privato di beneficenza. L’economista americano Paul Volcker, che fu uno degli elementi determinati nel movimento di opinione a favore della restituzione, ebbe a dire su di lei : «La forza delle idee genera credibilità e autorevolezza».
Su questa lunga vicenda è stato tratto un film; Woman in Gold (2015), diretto da Simon Curtis, e diversi documentari, quali Adele’s Wish e Stealing Klimt