– M. Heidegger
La profezia di Nietzsche
La paura più grande di Nietzsche risiede negli «ultimi uomini», ossia l’Antitesi del celebre Übermensch (Oltreuomo). Gli ultimi uomini che, dopo aver abbandonato l’idea di Dio, hanno accettato quella che veniva definita da Nietzsche la «religione della vita comoda». Uomini che si fanno società di un mondo che si ritrae dai rischi del protendere verso la grandezza, un mondo che schiva i valori più alti e celebra la mondanità. Una società tutta egoica in cui l’individuo si perde nella propria immagine, e in cui, secondo Recalcati ‘il mondo viene ridotto a immagine del proprio io’. Gli ultimi uomini guardano una stella (con la quale lui intende il potenziale di vite bellissime vissute a pieno, il significato dell’intera esistenza), e non hanno desiderio di inseguirla. A malapena sbattono le palpebre. È forse una descrizione devastante dell’era contemporanea?
Lo spettro nichilista tra giovani
I giovani, si sa, sono lo specchio della società nella quale sono cresciuti, perchè ne assorbono la scala di valori, il metro di giudizio, il linguaggio. Come suggerisce Alessandro D’Avenia, la musica che ascoltano i ragazzi fornisce di già un prezioso indizio del vuoto che i giovani di oggi sentono nel cuore, senza saperlo. Basti pensare alla diffusione della Trap, un genere con testi che decantano il distacco misantropico dell’individuo dalla società, celebrando il culto dogmatico del successo, della droga, del piacere temporaneo. Già Viktor Frankl ha individuato la distrazione (attraverso temporanee soddisfazioni) come via di fuga dalla mancanza di senso. Si può quindi facilmente intuire come, cantando queste parole, i giovani indossino una maschera sprezzante per celare il timore di non esistere.
«I ragazzi non stanno bene, ma non capiscono nemmeno perché. Gli manca lo scopo. Per loro il futuro da promessa è divenuto minaccia. Bevono tanto, si drogano, vivono di notte anziché di giorno per non assaporare la propria insignificanza sociale.
Nel 1979, quando cominciai a fare lo psicoanalista i problemi erano a sfondo emotivo, sentimentale e sessuale. Ora riguardano il vuoto di senso».
– Umberto Galimberti
Lo psicoanalista Umberto Galimberti ha effettuato uno studio ben preciso su come lo spettro del Nichilismo si sia addentrato nelle anime dei giovani. In primis, i ragazzi oggi sono schiacciati da una concezione di futuro intesa non più come possibilità, bensì come minaccia. Questo sopprime la loro voglia di procedere a testa alta senza perdere di vista quel che è importante, etico, di valore. A ciò si aggiunge l’incapacità delle istituzioni (quali la scuola, la famiglia, la società) di sollevare i giovani dal profondo senso di apatia che li opprime. Galimberti parla specificatamente di Analfabetismo Emotivo, ossia l’inabilità di tradurre i propri impulsi per agire di conseguenza. E chi non sa sillabare l’alfabeto emotivo si spegne, si lascia seccare, smette di osservare le proprie emozioni e rinuncia alla speranza di un senso che muova la nostra realtà. In altre parole, non crede più in niente e non prova più nulla.
Due risposte al Nichilismo
Tutta la ramificazione di atteggiamenti di risposta all’atmosfera nichilista del nostro tempo possono essere concentrate in due macro-categorie: al fenomeno possono seguire una risposta passiva (negativa e pessimista), o una reazione attiva (positiva e ottimista).
La rassegnazione: Emil Cioran
Emil Cioran è un filosofo rumeno nato nel 1911 che coltiva un tipo di nichilismo che annulla ogni slancio umano. Cioran si proietta in una dimensione in cui l’esistenza è percepita in termini assoluti come lacerante costrizione ineludibile; la vita appare come un dono avvelenato in cui è impossibile scorgere qualcosa di sinceramente positivo, poiché l’unico principio sul quale l’uomo può fondarsi è un Solido Nulla, ovvero sulla consapevolezza della vacuità dell’universo e della nostra esistenza. Non ha senso impegnarsi nella ricerca di valori (sociali o morali) e nella ricerca di senso, perché ‘Non c’è nulla che giustifichi il fatto di vivere’. L’unico modo di sopravvivere è accettare la mancanza di senso,aggrappandosi all’irrazionalità, al fugace, all’illusione.
Come salvare la vita dal nulla? Vi si può riuscire solo aggrappandosi all’assurdo, all’inutilità assoluta, a qualcosa, cioè, che non ha alcuna consistenza, ma la cui finzione può creare un illusione di vita.
– Emil Michel Cioran
La sfida: Friedrich Wilhelm Nietzsche
Friedrich Nietzsche fonda la sua intera analisi filosofica sulla consapevolezza dell’inesistenza di Dio e di un esistere metafisico. A partire da questa enunciazione, Nietzsche proclama l’abbattimento dei valori e delle tradizioni della sua era. Sviluppa così il concetto dell’Übermensch: un uomo capace di liberarsi dalla speranza di una vita ultraterrena, un uomo che accetta la mancanza di senso. Ed è proprio questa consapevolezza il punto di forza dell’Oltreuomo. Quest’eroica figura supera i vecchi principi per crearne sempre di nuovi; l’Übermensch assapora la vita nella sua completezza, nel suo qui e ora. Difatti, secondo Nietzsche, è proprio a partire dall’accettazione dell’inutilità della nostra esistenza che l’uomo può superarsi e superare i propri limiti. Prima a livello individuale, poi a livello collettivo.
I presupposti del nichilismo affermino che non ci sia una verità, che non ci sia una costituzione assoluta delle cose, una cosa in sé. I valori supremi si svalutano. Manca lo scopo. Manca la risposta al: perché?
Nonostante ciò l’Oltreuomo può scoprirsi
una procella che si avanza gravida di nuovi fulmini
Noi siamo diventati uomini e quindi vogliamo il Regno della Terra
– Così parlò Zarathustra
Per quanto questo possa spaventare, solo scoprendo la propria natura (puramente terrena e mai divina) l’uomo può trasformarsi e ricongiungersi con se stesso.
È solo così che il nichilismo può rivelarsi cresciuta potenza dello spirito, che invece di spegnere l’uomo, esso lo accende.