Il genio di Gian Lorenzo Bernini

“Gran Michelangelo del suo tempo”, così veniva chiamato il grande scultore che visse tra il 1598 e il 1680, Gian Lorenzo Bernini.
Nato a Napoli, nel 1598, si trasferisce a Roma nel 1605 dove diventa il principale rappresentante artistico della corte papale.
Gian Lorenzo Bernini, porta alla massima fioritura il linguaggio barocco dando concreta attuazione ai grandi piani urbanistici con i quali i pontefici romani volevano esaltare la potenza della Chiesa.
Lo storico dell’arte Filippo Baldinucci, nel 1681 scriveva ” Grazie a Bernini abbiamo visto le tre grandi arti nel possesso della loro antica dignità”
Con questa affermazione intendeva esaltare la grande multidisciplinarità propria dei grandi artisti del Rinascimento. Bernini, infatti, a differenza del padre, non era solo scultore, ma anche architetto, pittore, scenografo, commediografo e disegnatore.
L’elemento unificatore di tutta l’attività berniniana è proprio il disegno.
Il tratto si adegua alle diverse esigenze rappresentative.
Negli schizzi preparatori per le sue opere scultoree, architettoniche o di arredo, il disegno è veloce e sintetico. É il caso del “Primo progetto per la Fontana del Moro”, dove con pochi tratti di penna l’artista delinea con immediatezza e precisione il gioco di volumi dei delfini e dei tritoni che li sorreggono.
Negli schizzi preparatori delle sue opere pittoriche, invece, Bernini preferisce urilizzare la matita rossa, il segno diventa più tenue e i contorni più morbidi. È il caso del “David che lotta con il leone” caratterizzato da un intenso chiaroscuro ottenuto grazie ad un fitto e leggerissimo tratteggio parallelo

 

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