I Moti Liberali del 1820-1821 furono dei movimenti rivoluzionari, costituenti, che sorsero in Europa. La causa fu la rivoluzione spagnola del 1820. Durante l’Età Napoleonica, la Spagna era stata conquistata dai Francesi. In quel periodo, nel 1812, quando il paese era dominato da Giuseppe Bonaparte, il re francese Ferdinando VII di Borbone emanò una Costituzione, simile alla prima Costituzione francese.
Quando riprese il controllo del regno, però, revocò la sua Costituzione e restaurò l’assolutismo.
Ciò portò ad un malcontento del popolo, soprattutto tra i militari, i quali, in tutta risposta, si rifiutarono di partire verso l’America e di partecipare, quindi, ad una spedizione organizzata dal re per riconquistare le colonie americane, che, durante il regno di Giuseppe Bonaparte, avevano rifiutato obbedienza alla Spagna.
Il re fu costretto a concedere la Costituzione nel marzo 1820.
Ciò che accadde in Spagna provò lo scoppio di una rivolta anche a Napoli, dove gli insorti, guidati dal generale Guglielmo Pepe, entrarono a Napoli, sventolando il vessillo rivoluzionario.
Il re Ferdinando VII, non potendo fare altrimenti, concesse la Costituzione di Spagna, giurando sul Vangelo. I moti si estesero verso la Sicilia, dove, però, gli insorti richiedevano la Costituzione di Sicilia e una certa autunomia.
Contro gli indipendentisti furono mandati i generali Florestano Pepe (che non risolse la situazione) e Pietro Colletta (che represse la rivolta). Tutti questi moti portarono i sovrani della Santa Alleanza, cioè quelli delle proncipali potenze europee, a riunirsj a Lubiana, in Slovenia.
Il re Ferdinando, nonostante avesse promesso al popolo che avrebbe difeso la Costituzione, una volta a Lubiana, mostrò le sue vere intenzioni: ristabilire l’assolutismo. Invocò l’untervento dell’Austria, che inviò 50000 soldati agli ordini de generale Frimont.
Gli austriaci sconfissero facilmente i liberali a Rieti e ad Antrodoco. Ferdinando I tornò al trono. Anche in Piemonte ci furono dei moti.
Quando Vittoro Emanuele I tornò dall’esilio in Sardegna, ristabilì il vecchio ordinento del Regno, eliminando tutto ciò che poteva essere collegato alla Francia (riforme, costruziono, ecc.).
Ciò provocò un malcontento tra i liberali: Carbonari e Federati. I moti iniziarono quando, l’11 gennaio del 1821, degli studenti furono arrestati per essere entrati in teatro col berretto frigio.
In loro soccorso accorsero tutti gli studenti, 80 dei quali furonoarrestati e feriti. I liberali approfittarono della vicenda per chiedere la Costituzione e dichiarare guerra all’Austria. Il 10 marzo del 1821, le guarnigioni di Alessandria, di Vercelli e di Pinerolo insorsero.
Il re Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo Felice, che, però, era a Modena. Il regno fu affidato momentaneamente a Carlo Alberto, suo nipote, il quale si mostrò favorevole alla Costituzione (non aveva scelta).
Carlo Felice, però, dichiarò da Modena di non riconoscere la Costituzione di Spagna e invocò l’Austria. L’esercito austriaco e quello sabaudo del generale La Tour sconfissero a Novara i liberali.
Carlo Felice, salito al trono, iniziò una feroce reazione, facendo arrestare e giustiziare i liberali.
Poichè in Italia la situazione era tornata alla normalità, la Santa Alleanza si impegnò in Spagna.
Le truppe francesi (100000 uomini) repressero la rivoluzione spagnola, sconfiggendo i liberali a Madrid e a Cadice. Ferdinando VII tornò al trono e, anch’egli, iniziò una feroce reazione.