I Malavoglia, opera principale di Giovanni Verga (1840-1922), è riconosciuto come il romanzo simbolo del Verismo e uno dei più importanti della letteratura italiana.
Pubblicato nel 1881, per i tipi di Treves – dopo la pubblicazione di un estratto sul periodico “Nuova Antologia” –, I Malavoglia è il romanzo verista per antonomasia della letteratura italiana.
Giovanni Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania 27 gennaio 1922) è stato il principale rappresentante del Verismo. Il Verismo è stato un movimento letterario nato a Milano dalla seconda metà dell’Ottocento, ma che influenzò maggiormente la realtà del Centrosud e in particolar modo la Sicilia.
Verga lavorò ai Malavoglia a partire dalla metà degli anni 70 dell’Ottocento. In quel decennio pubblicò altri importanti lavori come le novelle Rosso Malpelo e Fantasticherie sul Fanfulla della domenica.
Ultimi anni dello scrittore
L’80° compleanno di Giovanni Verga, nel 1920, fu celebrato al Teatro Valle di Roma alla presenza di Luigi Pirandello e Benedetto Croce, all’epoca ministro della Pubblica Istruzione.
Sul finire dell’anno, il governo Giolitti V lo nominò senatore del Regno d’Italia nella categoria 20 destinata a coloro che con servizi o meriti eminenti hanno illustrato la Patria. Giovanni Verga morì il 27 gennaio 1922 nella sua casa di via Sant’Anna 8 a Catania.
L’introduzione di Verga a I Malavoglia
“Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola, vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosìa dell’ignoto, l’accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio.”
Il valore del romanzo
L’opera inizialmente ricevette soltanto critiche negative con la sola eccezione di quella dell’amico Luigi Capuana – altra colonna del Verismo italiano –, che confidò al Verga di quanto pure l’editore del volume Emilio Treves ne avesse parlato male.
Il valore dei Malavoglia crebbe con quello di Verga nel panorama letterario: negli anni e decenni seguenti, l’autore siciliano scriverà vari bozzetti teatrali, novelle, riduzioni cinematografiche dei suoi lavori. Tutti con grande successo.
Temi e personaggi
Nei Malavoglia è narrata la storia dei Toscano, una famiglia di pescatori del piccolo borgo marinaro di Aci Trezza, provincia di Catania. È il XIX secolo. I personaggi principali della famiglia – soprannominati Malavoglia in senso spregiativo, nonostante, come sostiene lo stesso autore, siano “tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo” – sono:
Padron ‘Ntoni, il patriarca della casa del Nespolo, dimora storica dei Malavoglia;
Bastianazzo, figlio di ‘Ntoni;
Maruzza, detta La Longa, moglie di Bastianazzo;
‘Ntoni, primogenito di Bastianazzo e Maruzza;
Luca, Mena, Alessi e Lia, gli altri quattro figli della coppia;
zio Crocifisso, detto Campana di legno, l’usuraio del borgo.
Tema principale del romanzo è l’unione famigliare che viene messa in crisi dalla ribellione delle nuove generazioni e dalla sventura che ineluttabilmente si abbatte sui Malavoglia.
L’ostrica
L’ideale dell’ostrica fa da fil rouge all’intera narrazione: un’ostrica che si stacca dal suo scoglio è destinata a morire, inghiottita dai flutti del mare, così anche i personaggi del romanzo, come Luca, ‘Ntoni, Lia, decidendo di inseguire aspirazioni più grandi sono destinati al fallimento e al ritorno al nido, alla natia casa del Nespolo.
“Quando uno lascia il suo paese è meglio che non ci torni più, perché ogni cosa muta faccia mentre egli è lontano, e anche le faccie con cui lo guardano son mutate, e sembra che sia diventato straniero anche lui.”
E a salvarsi, alla fine, sono soltanto quelli che si contentano di ciò che la vita gli ha riservato, seppur appena un pugno di riso e un vecchio amo per pescare.
I Malavoglia è, inoltre, la principale opera del progetto letterario del ciclo dei Vinti.
Ispirati al romanzo i film La terra trema (1948) del regista Luchino Visconti e Malavoglia (2010) di Pasquale Scimeca, ambientata agli inizi del Duemila.