Giosuè Carducci è noto per il suo carattere polemico, per la sua personalità che lascia spazio ad atteggiamenti caratterizzati da facili scatti d’ira e di rancore. Questa concezione viene enfatizzata da Carducci stesso il quale dipinge il proprio carattere con tratti ribelli in lotta continua con il proprio tempo. In una lettera che egli scrive nel 1860 a una poetessa inglese, possiamo notare più nello specifico quanto affermato in precedenza: “Tutto il mondo è congiurato contro la mia libertà e anzi tutto gli amici miei: ed io, schiavo sempre di tutto e di tutti, vo sempre gridando libertà, libertà, e la veggo e la cerco, e non la trovo mai. Odiavo gl’impieghi, e sono impiegato regio: non ero atto a governar famiglie, ed eccomi a ventitrè una famiglia da guidare: vorrei vivere solo il più del giorno, ed ecco tutte le mattine vengono fino dal Cataio tutte sorte di persone a cavarmi fuora e menarmi a zonzo: amo le selve e i boschi e i monti, dove vivrei volentieri a modo di fiera; e convienemi vivere su le lastre e fra le mura stupide di queste prigioni che chiamano città”. In realtà, Giosuè Carducci presenta una personalità complessa, dovuta al fatto di trovarsi in bilico tra uno scatto immediato e una lirica nostalgica. E’ naturale che in lui sono presenti sentimenti di rancore e di aggressività, riscontrabili, per esempio, nelle sue lettere. Tuttavia, sono proprio queste esternazioni che fanno di lui un autore sincero. Egli descrive nella totale verità quelli che sono i propri sentimenti: un esempio possono essere gli ardori politici, ideologici, intellettuali, oppure sentimenti privati, relazioni amorose, amicizie. E’ possibile osservare un’altra faccia di Giosuè Carducci, ovvero quella malinconica. l’insegnante battagliero si isola dal contatto con gli uomini, si chiude in sè stesso, ad instaurare un rapporto con i morti, a riportare alla mente il passato con nostalgia della giovinezza perduta.