Galassie attive primordiali: giganti ma ben nascoste

Radiotelescopi ALMA, scoperte galassie attive primordiali. Vi siete mai domandati com’è nato il nostro mondo?
Di come si è formata la terra sotto i nostri piedi?
Ecco se ve lo state domandando questa è la pagina giusta.
Molti miliardi di anni orsono, ci fu un fenomeno scientifico molto complesso, il grandissimo e famosissimo Big Bang.
Che cos’è questo fenomeno?
È un modello cosmologico basato sull’idea che l’universo iniziò a espandersi a velocità elevatissima in un tempo finito nel passato a partire da una condizione di curvatura, temperatura e densità estreme e che questo processo continui tuttora.
Così è nato il nostro mondo e la nostra galassia, però il nostro non è l’unico universo che esista.
Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” da Kotaro Kohno dell’Università di Tokyo, in Giappone, e colleghi di una collaborazione internazionale, potrebbe portare a rivedere gli attuali modelli sulla formazione delle galassie e la storia dell’universo.
Con l’aiuto di diversi osservatori sulla terra combinati tra loro sono riusciti a scoprire ben 39 galassie attive primordiali.
Hanno una massa di circa 40 miliardi di Soli e producono circa 200 stelle all’anno. Le galassie giganti e molto attive dell’universo primordiale erano rimaste finora nascoste dietro una fitta coltre di polveri, dove neanche l’occhio del telescopio spaziale Hubble poteva penetrare.

“La luce di queste galassie è molto debole e ha una lunghezza d’onda molto ampia, invisibile ai nostri occhi e impossibile da rilevare per Hubble”, ha spiegato Kohno. “Per questo ci siamo rivolti ad ALMA, l’ideale per osservare questo tipo di oggetti”.

ALMA, acronimo di Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), è una schiera di 66 radiotelescopi situati nel deserto di Atacama a 5000 metri di quota delle Ande cilene.

Sensibile alle lunghezze d’onda submillimetriche, ha permesso di scrutare attraverso le polveri e di arrivare alla scoperta: 39 galassie distanti giganti e attive, che producono intensamente nuove stelle, in un’epoca compresa tra uno e due miliardi di anni dall’inizio dell’universo.

I dati sono poi stati incrociati con quelli di un altro osservatorio cileno, il Very Large Telescope, fino a ottenere la conferma che si trattasse di oggetti mai osservati finora.

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