Eugenio Montale vide l’arte come mezzo di risarcimento dalla vita. Nella lirica “Per finire” egli afferma che vorrebbe che si facesse un falò con tutto ciò che gli riguarda perchè ebbe la concezione di avere vissuto al 5%. In effetti, la sua vita fu priva di fatti o di eventi clamorosi, e la sua gioventù fu caratterizzata da una perseveranza che lo condusse a realizzarsi una cultura ampia, grazie alla quale fu possibile per l’autore eliminarsi da un futuro borghese. D’altro canto, Eugenio Montale presentò sempre una concezione del poeta che si distaccò dal modello tradizionale, infatti, egli non considerò mai il poeta come un essere superiore ubicato in un mondo caratterizzato da cattiveria. Scettico, riservato e schivo, sono solo alcuni dei tratti della personalità dell’autore. A darci qualche informazione in più su di lui ci fu Indro Montanelli, che scrisse: “sul suo volto chiuso la cordialità scivola via come acqua su una lastra di marmo. Il suo sguardo cupo e astratto non tradisce emozioni, sentimenti di sorta. Può fissarti per un’ora di seguito, e non riuscirai mai a capire se sta cercando sul tuo volto una liscia superficie per accarezzarla o l’incavo più adatto ad appoggiarvi la canna della rivoltella”. Anche in gioventù, quando si trovava al caffè Giubbe Rosse, gli amici avevano la sensazione come se ci fosse un vetro che divideva loro e il poeta. Eugenio Montale parlava intervenendo con una battuta o con una breve frase, ma quando si trovava a suo agio dava libero accenno ad arie d’opera.