Edward Hopper: il pittore della solitudine

Edward Hopper
Edward Hopper. Fonte: wikipedia

Edward Hopper nacque il 22 luglio del 1882 a Nyack.
Hopper è ritenuto come il pittore realista del ventesimo secolo, noto per rappresentare l’animo umano, la malinconia e la solitudine della società del suo tempo. Nei suoi quadri le figure sono imprigionate, sopraffatti dalla società moderna con delle domande che pendono quotidianamente sulla nostra esistenza.

Edward Hopper nato nella città di Nyack, legata alla industria cantieristica di diporto, esamina la possibilità di diventare architetto navale: ma i suoi genitori lo convincono a studiare Design Commerciale. Nel 1899 si iscrive al New York Institute of Art. Nei sei anni di studio Hopper ha l’occasione di fare scelte coraggiose sfidando la tradizione del mondo dell’arte. Nell’istituto si trovò a fianco di altri futuri protagonisti della scena artistica americana dei primi anni cinquanta come Rockwell Kent, Eugene Speicher e George Bellows.

Dopo la laurea Hopper lavora nell’agenzia di pubblicità C.Philips &Company dove progetta copertine per riviste di settore. Farà questo lavoro per altri 15 anni.

Nel 1906 Hopper visita Parigi dove studia i dipinti di Rembrandt e le scene parigine dell’incisore francese Charles Meryon, che influenzeranno il suo stile. Dopo questo viaggio Hopper apre il suo studio a New York City dove dipinge la vita delle strade di città, continuando anche a fare il pubblicitario per pagare le spese. Però i viaggi di Hopper continuano.

Nel 1907 si recò in viaggio a Londra, Berlino e Bruxelles, nel 1909 torno a Parigi e nel 1910 in Spagna. Grazie a questi viaggi Hopper perfeziono il suo particolare e ricercato gioco di luci e ombre e il tema centrale della solitudine e dell’attesa. Dopo questi viaggi ritorno negli Stati Uniti, che non lascio più, è ebbe modo di esporre i lavori parigini senza però avere successo.

Il successo arrivò nel 1924 quando alcuni dei suoi acquerelli furono esposti a Gloucester nella galleria di Frank Rehn. Questo diede una svolta alla carriera di Hopper, che finora si era guadagnato da vivere come illustratore di riviste. In quello stesso anno Hopper sposò Josephine Verstille Nevison che fu l’unica modella per tutti i personaggi femminili che avrebbe dipinto da allora in poi.

Hopper divenne così il caposcuola dei realisti che dipingevano la “scena americana”.

La pittura di Edward Hopper

Nei dipinti di Hopper si scorge qualcosa che sta ancora per accadere o che è appena accaduta. Si ritrae nelle sue opere, i cedimenti di un’America che perde il suo sogno. Si vede la tristezza, il vuoto e la depressione e anche un progresso che è solamente tecnologico e speculativo e per nulla umano. La malinconia nelle opere di Hopper e uno dei temi più ripetitivi e si intravede sia nei quadri in cui compare l’uomo, sia in quelli in cui ci sono solo architetture. E per questo che Hopper e uno delle figure più coerrenti in questo periodo di isolamento e malinconia.

Hopper morì al età di 85 anni nel 1967.

 

 

 

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