“La mia idea è che le donne non dovrebbero mai regnare: e ne sono così convinta che, se mi fossi sposata, avrei probabilmente tolto il diritto di successione alle mie figlie. Avrei certamente, infatti, amato più il regno che i miei figli e permettere che la successione passi alle figlie femmine significa tradirlo. Mi si deve credere, tanto più che parlo contro il mio interesse. Ma ho l’abitudine di dire la verità a mie spese. Per una donna è pressoché impossibile assolvere degnamente i doveri del trono, sia che governi per sé stessa, sia che governi per conto del suo pupillo. L’ignoranza delle donne, la debolezza della loro anima, del loro corpo e del loro spirito le rendono incapaci di regnare. E tutte le donne che ho visto, nelle storie e nel mondo, regnare o far finta di regnare si sono rese ridicole, chi in un modo, chi in un altro”. C’è davvero una contraddizione tra corpo femminile e sovranità? Il corpo femminile deve davvero raggiungere la neutralità per poter regnare?”.
Ed è con questa citazione dalla sua Autobiografia (1681) che mi accingo a descrivere dal punto di vista umano e caratteriale Cristina di Svezia, regina molto “originale” e che ha suscitato non poco interesse negli storici, ma anche negli studiosi in generale. Infine analizzerò le motivazioni e le cause di determinate decisioni in modo da rendere la sua rappresentazione più chiara possibile.
Figlia terzogenita di Gustavo II Adolfo e Maria di Brandeburgo, Cristina di Svezia è stata la prima ed unica loro figlia a raggiungere almeno il secondo anno di vita (i reali hanno avuto due figlie prima di lei, una nata morta e una morta subito dopo il compimento del primo anno di età) ed è quindi stata molto desiderata da Gustavo II, che però si sarebbe aspettato un maschio per continuare la dinastia.
Fin da subito si sapeva che non sarebbe stata una figlia anonima: si diceva fosse nata molto pelosa, con una voce molto squillante che ingannò tutti i presenti compreso il padre che stava già esultando all’idea di un maschio, ma ne rimase inizialmente deluso per poi applaudirla poiché “aveva saputo ingannare”. Nonostante fosse nata una femmina Gustavo la fece educare come un principe, aiutandola anche nell’ascesa al trono con l’abolizione della legge salica nel 1627 grazie all’intercessione con i nobili del Regno.
Divenuta regina con pieni poteri nel 1650 Cristina non si dimostrò però adatta a tale titolo: dal carattere libertino e anticonformista, si dilettava perlopiù in passatempi mondani e non si interessava quasi minimamente dell’amministrazione del regno: inoltre si immaginava possa essere stata bisessuale o lesbica, ma non ci sono prove concrete di tale teoria poiché ai tempi si credeva solo nella bisessualità maschile e non in quella femminile. Altra cosa “negativa” è stato il suo rifiuto categorico verso il matrimonio, quasi aborrita da esso e dalla possibilità di condividere il trono con un uomo, vestendosi, oltretutto, come uno di loro.
A tutto questo si aggiunse la sua conversione al cattolicesimo, azione che destò scalpore all’epoca: proprio a causa di ciò Cristina di Svezia decise di abdicare nel 1654 a favore del cugino Carlo X, che era di fede luterana, motivata anche dalla sua intenzione di volersi stabilire a Roma, culla del cattolicesimo (in realtà venne esiliata per allontanarla dal trono). Qui ebbe una relazione clandestina con un cardinale, Decio Azzolino, ma il suo pensiero rimase fisso sulla Corona (tentò, inoltre, di ascendere al trono napoletano grazie all’aiuto del cardinale Mazzarino di Francia e, successivamente, di venire eletta su quello polacco-lituano fallendo in entrambi i casi). Ritornò in Svezia appena dopo la morte di Carlo X nel 1660 per puntualizzare nuovamente il suo “diritto” di successione al trono svedese nel caso in cui il figlio di Carlo X, ovvero Carlo XI, fosse morto, ma la attese la forte ostilità della nobiltà protestante svedese poiché lei era ora una “regina cattolica” e quindi non più accettata dalle regole ferree della successione svedese al trono. Sconsolata, tornò a Roma, dove morì nel 1689.
Come si può notare non abbiamo un monarca combattivo ed energico come Gustavo II Adolfo, carismatico condottiero e convinto militare: Cristina è, invece, molto complessa dal punto di vista della personalità ed è proprio per questo che la storiografia ne parla quasi ed esclusivamente in modo negativo, poiché non conforme al suo ruolo e anche al suo tempo.
Cerchiamo quindi di definire in modo più dettagliato la personalità di Cristina di Svezia, azione non facile dovuta anche alle descrizioni quasi totalmente negative degli storici.
Venne innanzitutto cresciuta come un principe per volere del padre e questa cosa può averla destabilizzata mentalmente fin dalla tenera età: inoltre subiva sicuramente una certa pressione poiché erede al trono e prima figlia di Gustavo a raggiungere e superare l’infanzia. Era inoltre caratterialmente diversa dal padre ed avendo avuto come madre Maria Eleonora, personalità molto rigida, non riuscì a trovare del tempo libero da dedicare a sé stessa. La mancanza di affetto familiare, poiché il padre morirà nel 1632 in battaglia, le rigide regole materne e la sua straordinaria intelligenza non la aiutarono a trovare un equilibrio mentale adatto alla sua età e al suo ruolo ed infatti questa cosa si ripercuoterà nel suo futuro nel quale sperpererà il proprio patrimonio e prenderà decisioni molto controverse. Dimostrò, comunque, una notevole attaccatura alla religione, alle arti e alla cultura, proprio grazie al suo naturale intelletto e al suo carattere ribelle e favorì il mecenatismo all’interno del regno. Le piaceva viaggiare in tutta Europa ed arrivata a Bruxelles si convertì in modo ufficiale al cattolicesimo, rinunciando alla rigidità luterana ed abbracciando la religione che sentiva più sua (si dice anche che negli anni giovanili fosse stata introdotta al cattolicesimo da due gesuiti) e rendendola pubblica, poi, ad Innsbruck in Austria.
La sua sessualità è anche una questione molto controversa: fu lesbica, bisessuale, ermafrodita? Non si può sapere con esattezza e la questione del matrimonio “forzato” voluto dalla nobiltà di corte non ha aiutato a definire il pensiero di Cristina riguardo ai suoi desideri sessuali, anche se ebbe due amanti sicuri ovvero la contessa svedese Ebba Sparre (alla quale dichiarò di doverle per sempre il suo “corpo”) e Decio Azzolino, eminente personalità all’interno del Vaticano.
Nonostante le peculiarità sopra riportate, lei non ebbe solo descrizioni negative oppure esclusivamente di parte, ma oggi sappiamo che riuscì a trasformare Stoccolma in un polo culturale invidiato da tutta l’Europa che riuscì ad attirare filosofi, uomini di cultura, scrittori e poeti all’interno della corte. Questo mecenatismo riuscì a trasformare quindi Stoccolma in una nuova “Atene”, per via della grande concentrazione di persone di cultura e del gran via vai di uomini colti. Questa situazione permise alla regina di venire definita la “Semiramide del Nord” oppure come “Minerva del Parnaso” (Minerva era la dea romana della saggezza, delle arti e della sapienza).
Persone come Ugo Grozio, filosofo, teologo e filologo olandese, ideatore del diritto internazionale moderno e Cartesio, ritenuto fondatore della matematica e della filosofia moderne, corrispondevano in modo frequente con la regina che ne gradiva la compagnia anche a corte. Cristina di Svezia si intratteneva col balletto e col teatro tanto che un poeta di corte la invitò a prendere parte ad un’opera, riscritta in svedese, facendola travestire con le fattezze della dea romana Diana: questa sua esperienza la motivò a costruire il primo teatro di corte a Stoccolma nel 1647. Grazie a queste azioni e alla sempre crescente affluenza di artisti a Stoccolma la Svezia divenne uno dei regni più acculturati nell’intera Europa, rivaleggiando addirittura con la Francia.
Questo suo atteggiamento, però, non era sempre ben visto: la nobiltà e i politici non vedevano Cristina di buon occhio, specialmente per le sue decisioni a loro dire “maldestre e non degne di un sovrano”, poiché quest’ultima imponeva ritmi molto elevati alla corte per accogliere sempre più sapienti, mentre magari si allietava nella lettura dei libri di Platone in campagna, oppure si ritirava nelle sue magioni per diverso tempo prima di una qualsiasi deliberazione.
Personalità esclusivamente negativa? Non credo si possa definire tale, ma solo molto complessa: il tempo e gli storici le sono stati quasi totalmente contro, ma ad un’attenta rivalutazione si può scoprire una regina favorevole alla cultura, poco dedita alla guerra, fervente credente religiosa e promotrice delle arti, talmente convinta da trasformare Stoccolma nell’”Atene del Nord” moderna