Dolceacqua è un piccolo borgo della Liguria che Claude Monet è riuscito a rendere eterno immortalandolo in ben quattro quadri.
Nel corso dei secoli, ai piedi del castello, si sviluppó un quartiere con una struttura a gironi concentrici legati tra loro da rampe e scalinate. Alla metà del quattrocento iniziarono a costruire anche al di la del torrente e nacque l’esigenza di collegate i due insediamenti.
Venne allora costruito un ponte a schiena d’asino, lungo 33 metri, che Monet definì <<un gioiello di leggerezza in un borgo straordinariamente pittoresco >>
Quella di Monet per l’acqua è una vera fissazione. L’acqua non è soltanto il luogo dove meglio si colgono le rifrazione della luce (elemento centrale nella ricerca impressionista), ma è anche qualcosa di fuggevole, inafferrabile, che ben si addice alla personalità e al linguaggio pittorico dell’artista.
L’acqua rappresenta il lento e incessante fluire dell’esistenza, il divenire della natura che egli vuole riuscire a catturare nelle sue tele. Monet indaga le infinite facce dell’elemento liquido: la quiete di un fiume, l’impetuosità delle onde dell’Atlantico, la solarità del Mediterraneo.
L’occhio di Monet è in grado di cogliere le sensazioni più mutevoli e cangianti. Diventa così il cantore dello scorrere del tempo pronto a ricercare l’impossibile.
L’acqua, elemento sfuggente, diventa così simbolo dell’eternità della vita