Che Guevara : il Guerrillero Heroico

(Ernesto “Che” Guevara e Fidel Castro)

“Hasta la victoria siempre. Patria o muerte”

Cos’è una rivoluzione?

Quando si pensa al concetto di “rivoluzione” ci si sofferma, perlopiù, alle miriadi di rivoluzioni che si sono avvicendate nella storia umana: la parola stessa, però, verrà utilizzata dagli illuministi nel XVIII secolo per descrivere quello che stava accadendo nel Regno di Francia del tempo (non che non si fossero compiute rivoluzioni prima di quella Francese, ma per la società occidentale quest’ultima è quella che ha fatto da spartiacque tra l’Ancient Régime e l’epoca moderna-contemporanea, con i dovuti cambiamenti e gli stravolgimenti ad essa inerenti).

Ovviamente esiste anche il concetto di rivoluzione astronomica, idea-risultato della Rivoluzione scientifica ovvero un periodo storico grossomodo compreso tra la metà del XVI secolo e la fine del XVII nel quale diversi astronomi, fisici, matematici e filosofi (tra i quali Copernico, Galileo Galilei e Isaac Newton) hanno letteralmente “scardinato” le credenze medievali della struttura stessa della realtà umana e scientifica.

Come si può ben capire quando si parla di una “rivoluzione” si ha un netto e deciso cambiamento (dal latino revolutionis, oppure revolvere cioè rovesciare), non sempre attuato utilizzando metodi violenti, come ad esempio nella Rivoluzione francese, con lo scopo di stravolgere radicalmente le strutture sociali vigenti del tempo (come gli esempi sopra riportati). Sta di fatto che le rivoluzioni più conosciute sono quelle di tipo politico e sociale.

Le rivoluzioni nel XX secolo

Nel secolo appena passato si sono succedute molte rivoluzioni come ad esempio la Rivoluzione russa o quella fascista in Italia, con annessi colpi di Stato ma una in particolare, ancora oggi, è “ricoperta” di un alone quasi leggendario, estremo esempio del successo dell’ideologia socialista al di fuori dell’Unione Sovietica: la Rivoluzione cubana. Che Guevara, assieme ad altri personaggi di spicco, riuscì a rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista e ad aiutare Fidel Castro, assieme a suo fratello Raúl, ad instaurare uno Stato di stampo socialista.

Questo leggendario personaggio, proprio grazie a questa azione sovversiva, passò alla storia: nel momento stesso in cui si pensa all’immagine tipica del rivoluzionario si immagina proprio l’aspetto di Che Guevara.

(Il Guerrillero Heroico, foto scattata da Alberto Corda, rappresenta “el Che” nelle vesti di rivoluzionario)

 

Quale fu il percorso che portò Che Guevara a rovesciare la dittatura di Batista? Chi fu quest’uomo? Come mai ancora oggi viene ricordato e probabilmente verrà ricordato anche nel futuro? In questo articolo andrò a riportare le principali vicende che coinvolsero Che Guevara e che lo portarono dall’Argentina al governo cubano.

Infanzia, gioventù e primi viaggi

Ernesto Guevara nacque nel 1928 a Rosario in Argentina. Figlio primogenito di Ernesto Rafael Guevara Lynch, imprenditore e costruttore edile argentino e di Celia de la Serna, attivista politica femminista ed anti-clericale di remote origini spagnole, crebbe in una zona di confine tra Argentina, Paraguay e Brasile. La sua famiglia, come si può intuire, era borghese e ciò consentirà al futuro Che Guevara di frequentare le migliori scuole.

La sua infanzia, però, venne flagellata dalle malattie: poco tempo dopo la nascita contrasse la broncopolmonite e nel 1932 gli venne diagnosticata l’asma, malattia che lo perseguiterà per tutta la vita con attacchi forti, acuti ed improvvisi. Volendo trovare un ambiente più adatto al piccolo Ernesto la famiglia si trasferì a Cordoba, città dal clima più secco rispetto Rosario: qui provò a frequentare la scuola, ma non ci riuscì in modo regolare ed è così che la madre si adoperò nell’istruirlo personalmente fino alla sua adolescenza.

Nonostante queste vicende negative il giovane Guevara coltivò molte passioni: gli piacevano gli scacchi (tanto da iscriversi spesso a dei tornei, ma si adirava quando si accorgeva che gli avversari lo facevano vincere a causa della sua “condizione”) e leggeva libri di diversi autori come Jung, Pablo Neruda, Emilio Salgari, Jules Verne e Miguel de Cervantes. Dopo essersi volontariamente iscritto ad un’associazione antifascista argentina, l’Acción Argentina, praticò il rugby con ottimi risultati pur avendo sempre a che fare con l’asma (aveva sempre con se, a bordo campo, l’inalatore). Durante queste sue attività extrascolastiche riuscì, addirittura, ad ampliare la schiera di autori che leggeva: aggiunse alla sua “raccolta” Baudelaire in lingua originale, insegnatagli da sua madre, Jack London e si interessò alle azioni di Mahatma Gandhi. Nacque in lui, anche, la passione per la fotografia.

Nel 1948 si iscrisse all’Università di Buenos Aires e, pur frequentando in modo discontinuo ed alcune interruzioni, si laureò in medicina nel 1953.

(Il giovane Ernesto Guevara nel 1951)

I viaggi di Che Guevara prima della Rivoluzione cubana

Nel periodo pre-laurea, proprio durante le interruzioni, il giovane Guevara viaggiò per tutta l’America Latina: l’idea gli venne suggerita da un suo caro amico, Alberto Granado, suo compagno di università e partì con quest’ultimo alla volta prima del Brasile, di Trindad e Tobago e Venezuela e poi del Cile e del Perù. Nonostante molti inconvenienti la coppia di amici riuscì a scorgere le condizioni del continente sudamericano del tempo e Guevara si soffermò specialmente sulle misere condizioni dei minatori cileni, sul razzismo che stava colpendo i peruviani e sull’opulenza delle residenze di Caracas in confronto a quelle delle peggiori baraccopoli sempre della stessa capitale venezuelana.

Finito il giro dell’America del Sud si spostò fino a Miami, in Florida, in aereo e qui ebbe un assaggio di una società nella quale il capitalismo era innervato in modo apparentemente positivo: al suo ritorno a Buenos Aires si interessò alle questioni politiche e si convinse, intriso di idee marxiste, che solamente una grande rivoluzione avrebbe potuto risollevare il continente sudamericano. Durante tutti questi viaggi e per tutta la sua vita Che Guevara tenne un suo diario personale sul quale annotava tutto ciò che vedeva.

In Guatemala e l’abbraccio del socialismo

Dopo la laurea visitò la Bolivia, la Mesoamerica e ancora il Venezuela: a Caracas si imbattè in un esule argentino, un certo Ricardo Rojo, che lo informò della situazione precaria nella quale stava versando il Guatemala. Proprio in quei tempi, infatti, un agente della CIA riuscì ad effettuare un colpo di stato atto a rovesciare il governo guatemalteco. Come mai gli Stati Uniti avevano deciso, seppur in segreto, di supportare tale azione (ricordiamo che siamo in piena Guerra Fredda e gli Stati “vicini” ideologicamente vicini all’Unione Sovietica venivano guardati in malo modo da tutto il mondo occidentale ma specialmente dagli Stati Uniti)? La risposta è abbastanza semplice: il presidente guatemalteco, Jacob Arbenz Guzmán, stava attuando una politica di nazionalizzazione delle terre e questa decisione collise con i progetti della più grande compagnia di zona, la United Fruit Company, la futura Chiquita, che era statunitense.

A questo punto il giovane ventiseienne Ernesto si convinse della malignità degli Stati Uniti, perpetratori di una politica imperialista atta ad ampliare le disparità sociali ed economiche degli Stati ed è per questo che abbracciò il socialismo che, secondo lui, era l’unica vera salvezza per colmare queste differenze.

L’incontro con Fidel Castro e la Rivoluzione cubana

Giunto in Messico venne reclutato come medico da un piccolo gruppo di esuli cubani: questi ultimi, infatti, si stavano organizzando per rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista che in quel momento stava governando Cuba. Tra questi esuli due in particolare suscitarono l’interesse di Guevara: i fratelli Castro, Raúl e Fidel. Ernesto rimase affascinato dalla figura di Fidel e si adoperò in modo da diventare anche lui un militare pur rimanendo formalmente un “semplice medico”. L’incontro tra i futuri fautori della Rivoluzione cubana fu reso possibile dall’unico contatto che aveva Guevara in terra guatemalteca, una donna: Hilda Gadea, che diverrà la sua futura prima moglie.

Lo Stato cubano, a quel tempo, era retto da Fulgencio Batista, un generale che ottenne il potere con un Colpo di Stato nel 1952 e questo venne quasi subito riconosciuto dal governo statunitense. Fidel, assieme al movimento da lui creato, il Movimento del 26 Luglio, si stava organizzando con dei commilitoni per metterlo fuorigioco ma proprio nel momento delle preparazioni venne scoperto e incarcerato assieme a suo fratello e Che Guevara in una prigione messicana. Rilasciati poco dopo si imbarcarono sulla nave Granma (storpiatura di grandma, nonna in inglese) e raggiunsero Cuba ed è qui che lo scontro con le truppe di Batista si fece più acceso. Ernesto aveva il duplice ruolo di combattente e di dentista e, assieme a Fidel, riuscì a fare sempre più proseliti in questa loro “crociata” contro il dittatore cubano. Le condizioni, però, erano avverse ai rivoluzionari: malaria, febbre e altre malattie flagellarono il piccolo gruppo di Castro e Guevara (quest’ultimo, peraltro, soffriva sempre più spesso di attacchi d’asma) che si vedevano, inoltre, le proprie file di uomini continuamente uccise dagli uomini di Batista.

Nel 1957, grazie allo sforzo e alla fedeltà riservatigli, Fidel nominò Che Guevara comandante: questa sua nuova nomina, però, lo tormenterà per tutta la durata della Rivoluzione, attribuendosi molte volte delle decisioni sbagliate (Ernesto chiese di venire rimosso dall’incarico ma Fidel lo rassicurò negandogli questa sua richiesta). Magari non fu un buon comandante ma, come disse Fidel, riuscì a farsi una schiera di proseliti, adulatori e di aiutanti talmente nutrita da fargli guadagnare la sua fiducia.

Entrati a l’Avana nel 1959 e caduta l’ultima fortezza di Batista Che Guevara, assieme a Fidel, annunciò la completa riuscita della Rivoluzione e venne nominato da quest’ultimo presidente del Banco nacional (1959) e poi come ministro dell’Industria (1961). Entrambi i vincitori di questo conflitto riuscirono ad estromettere i traffici statunitensi dall’economia cubana e strinsero un’alleanza “informale” con l’Unione Sovietica creando uno Stato socialista.

(Che Guevara in tenuta da combattente, 1959)

Gli ultimi anni del Che

Grazie alla Rivoluzione Cuba diviene uno Stato socialista e di conseguenza dovette crearsi delle alleanze, ma Fidel sapeva benissimo di essere ricercato dalle agenzie statunitensi ed è per questo che “utilizzò” l’influente Guevara per i suoi scopi. C’era solo un problema a riguardo ovvero che Ernesto non poteva rappresentare il popolo cubano non essendo a sua volta cubano: per questo Fidel, nel febbraio del 1958, gli conferì la nazionalità cubana.

Come nuovo membro del Governo cubano Che Guevara viaggiò in molti Paesi non allineati per stringere accordi (i Paesi non allineati erano, e sono, quegli Stati che non si identificavano né con il blocco comunista né con il blocco “occidentale” capeggiato dagli Stati Uniti) commerciali ed economici. Ovviamente i paesi prediletti con i quali strinse accordi furono quelli formalmente nemici degli USA e quindi più vicini al blocco sovietico.

Questi suoi viaggi, però, avvennero proprio nel momento nel quale Cuba era in procinto di entrare in guerra: nell’Aprile del 1961, infatti, avvenne la famosa “Invasione della baia dei Porci” ovvero un maldestro tentativo statunitense di rovesciare il regime di Fidel Castro ed instaurarci una democrazia filo-statunitense. Questo “Colpo di Stato”, però, si rivelò fallimentare e ciò minò la politica elettorale del presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy che era in apparenza votata a favore della pace e della libertà.

Cuba e Vietnam furono gli unici due Stati che resistettero formalmente alle pressioni occidentali, soprattutto statunitensi, e la loro immagine fu e verrà utilizzata come esempio di resistenza vittoriosa contro l’imperialismo degli USA.

Il lungo e combattuto tramonto del Guerrillero Heroico

Nel 1964 venne inviato a New York presso l’edificio dell’ONU per tenere un discorso e qui conobbe molte personalità tra cui Malcolm X, che si stava battendo per i diritti degli afroamericani, e scoprì in modo più approfondito in che modo la Guerra Fredda stava trasformando le società mondiali: di ideologia filocinese venne lentamente allontanato dalla scena politica proprio da Fidel Castro, proprio da quell’uomo che lo accolse e lo rese grande. Le motivazioni erano molteplici: Fidel stava subendo le pressioni sovietiche e le simpatie cinesi del Che stavano infastidendo Mosca proprio nel momento di maggior distacco tra Cina e Unione Sovietica. Inoltre sembra che durante il suo operato come ministro dell’industria Cuba non si fosse ammodernata come avrebbero voluto i vertici dello Stato cubano.

Il culmine di questa crisi mondiale si avrà nella Crisi dei missili di Cuba, episodio che per poco non causò l’inizio dell’ennesima guerra mondiale. Proprio in quegli anni di massima tensione, più precisamente nel Febbraio del 1965, Che Guevara fece la sua ultima apparizione pubblica, ormai non più interessato alle questioni politiche: lui era un uomo d’azione e voleva far parte di quella fetta di popolazione che lo rese appagato, voleva “ripartite dal basso”.

La morte del Che e l’inizio della sua leggenda

Riuscì a ritrovare questi stimoli in una nuova parte del mondo che stava combattendo contro le “dittature occidentali” e che sperava di trovare la propria indipendenza: l’Africa. Qui il processo di decolonizzazione che si stava delineando era particolarmente forte e Ernesto trovò “terreno fertile” per le sue ambizioni nella Crisi del Congo, un periodo di instabilità nel quale l’attuale Repubblica Democratica del Congo stava tentando di ottenere l’indipendenza dal Belgio. Grazie all’assenso di Fidel riuscì a partire con un piccolo manipolo di guerriglieri alla volta dei territori africani per supportare il movimento congolese e lo aiutò a renderlo indipendente dal Belgio (questo Stato, prima Congo belga, diverrà poi Zaire).

Che Guevara, però, non era soddisfatto: voleva che ovunque ci fossero delle lotte contro gli “imperialismi” ci fosse anche Cuba. La sua instancabile voglia di supportare chiunque fosse “soggiogato dagli imperialismi occidentali” lo portò in Bolivia, stato nel quale era in atto una guerra civile tra il governo e le sinistre boliviane: tutto però doveva avvenire nella massima segretezza.

In un modo o in un altro il presidente boliviano ottenne le prove della sua presenza sul territorio e gli Stati Uniti, appena saputa la notizia, spedirono degli agenti della CIA per intercettare il Guerrillero Heroico. Che Guevara non era preparato a quello che lo stava aspettando: non ci furono solo combattenti fedeli al governo boliviano, ma anche truppe statunitensi che, peraltro, stavano addestrando l’esercito.

Nonostante la caparbietà con cui Che Guevara affrontò la situazione la cosa gli sfuggì di mano: il governo dichiarò illegale il Partito comunista boliviano e proclamò lo stato d’assedio nazionale procedendo con l’arresto categorico di tutti i leader politici. Le imboscate erano frequenti e il Che si sentì sempre più braccato riuscendo sempre, però, a non venir catturato.

Sfortunatamente nel 1967 cadde in un’ulteriore imboscata e venne colpito da una raffica di colpi al petto: riuscirà a scappare ancora per poco e definitivamente catturato l’8 Ottobre 1967. Poco dopo venne giustiziato con un colpo al cuore (su sua richiesta poichè voleva risultare caduto in battaglia). La sua morte venne riconosciuta da Fidel una settimana dopo e vennero proclamati tre giorni di lutto nazionale.

La sua morte ebbe un duplice effetto, uno immediato e uno più celato, non riconoscibile se non dai posteri. L’effetto immediato fu la successiva ondata di disperazione che attanagliò tutti i movimenti socialisti dell’America Latina e del Terzo Mondo (in opposizione a ciò si riscontrò l’opposto stato di esaltazione da parte dei paesi occidentali, soprattutto Stati Uniti) mentre l’effetto secondario è quello che ancora oggi ci fa ricordare el Che come un’icona. Lui era un semplice uomo e con molti problemi di salute, ma dedicò la sua vita ai più deboli e alle vittime di soprusi di vario genere. Emblema della Rivoluzione, simbolo di guerriglia e di resistenza civile, riuscì crearsi una nomea di combattente indomabile: supportò diverse cause nel mondo contro l’imperialismo statunitense e il suo carisma lo rese famoso in tutti quei paesi scossi da movimenti socialisti, o da semplici rivoluzioni.

Oggi el Che è l’icona per eccellenza del concetto stesso di rivoluzione, supremo esempio di guerriglia contro le ingiustizie: la sua vita dedicata ad aiutare gli altri, come medico o come combattente infaticabile, è ancora oggi oggetto di un culto della personalità veramente presente in tutte le parti del globo.

Era solamente un uomo è vero e la vita di ogni uomo è destinata a finire: il suo mito, però, divenne eterno e la sua leggenda sarà ancora presente nel nostro immaginario collettivo per moltissimo tempo fino a quando ci sarà qualcuno capace di farsi carico del malcontento delle popolazioni per battersi contro un qualsiasi “oppressore”.

 

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