Perché Casablanca?
Perché inaugurare questa rubrica proprio con Casablanca? Probabilmente perché Casablanca allo stesso tempo È e NON È un’incarnazione perfetta dell’idea di CINEMA che in questa rubrica si intende portare avanti («Si possono possedere due qualità nello stesso tempo» come dice un personaggio de L’eleganza del riccio). È noto che qui in Italia, quando si parla di Cinema con la “C” maiuscola, si pensi al pur benemerito neorealismo, o ai film di Federico Fellini. Ma il Cinema è, e può essere, anche altro: la “Fabbrica dei sogni”, come veniva chiamata, definizione che a parer mio calza perfettamente per la Hollywood degli anni d’oro. prova
Tra omologazione e originalità
Tornando a Casablanca (Michael Curtiz, 1942), il motivo del perché rappresenti e allo stesso tempo si discosti da questa “Fabbrica dei sogni” si trova in nuce nella splendida, iconica scena finale. Ci sono Humphrey Bogart ed Ingrid Bergman, due attori, due personaggi, che incarnano tutto lo spirito di quella Hollywood, che si incontrano nel corso di concitati eventi all’aeroporto. Si amano, ma devono separarsi. La Bergman non ne è però convinta.
«Ora ascoltami bene cara», dice Rick/Bogart «[…] se egli parte e tu rimani qui, un giorno saresti presa dal rimorso. Non oggi forse, e nemmeno domani, ma presto o tardi e per tutta la vita». Non c’è il catartico bacio finale, la Bergman parte, e Rick resta (almeno per il momento) a Casablanca.
Ebbene, quanti film hollywoodiani abbiamo visto con una scena all’aeroporto in cui tutti i nodi vengono al pettine, in cui qualsiasi problema viene lasciato alle spalle da un “Ti amo” gridato mentre un aereo sta per partire, e di conseguenza un “Tutti vissero felici e contenti”?
Casablanca e Politica
Ma Casablanca non è questo. Casablanca si pone anche dei non scontati problemi di natura politica, e in modo non scontato li affronta. E farei una distinzione, mentre i film italiani coevi questi problemi li affrontano in maniera “politologica”, con feroci faziosità (molto spesso a favore della Sinistra), Hollywood in generale e Casablanca in particolare agiscono come Rick. Inizialmente con reticenza, e poi imboccando la via giusta, ma senza ideologismi, senza prese di parte fideistiche: con naturalezza, rinunciando anche a qualcosa, ma con una profonda dignità.
Diversità dalla tradizione italiana
Mentre in Italia vedevamo tutto bianco o tutto nero (o tutto rosso, verrebbe da dire), Rick si arruola nella resistenza non perché ha letto Marx, o per vendicarsi di torti subiti durante il ventennio, Rick si arruola perché lo sente come suo dovere in quanto UOMO. Potrebbe continuare a gestire indisturbato il suo locale, potrebbe prendersi la donna che ama, e sarebbe un finale senza dubbio in linea con il gusto hollywoodiano dell’epoca. Ma in questo caso le cose vanno diversamente, perché è un caso eccezionale, che giustifica che le cose vadano diversamente. Non nego che possa essere stato concepito ANCHE come film di propaganda, ma gli americani quando fanno qualcosa la fanno bene (o almeno una volta era così).
Ciò che colpisce del film è proprio il suo non essere (o non sembrare) un film propagandistico: ma solo un bel film, con un bellissimo messaggio di fondo. Anche Paisà, Roma città aperta, Ladri di biciclette ecc. sono belli, bellissimi film, ma, per così dire, in essi l’intento tracima sulla forma, e diventa invadente.
La sensazione che rimane, al contrario, dopo la visione di Casablanca, è “solo” di aver visto un bellissimo bellissimo bellissimo film, emozionante, commovente, e che trasmette dei messaggi giusti e condivisibili. Penso che questa scena ben esemplifichi cosa voglio dire. E dunque per concludere: “suonala ancora, Sam!”