Il cibo é qualcosa di estremamente importante, non solo ci dà energie, ma per noi è una vera e propria pratica nella quale si specchiano le nostre paure e le nostre necessità; molti scelgono di togliere alimenti dalla dieta per salvaguardia dell’ambiente o per trovare benessere, altri per credo religiosi o molte volte anche per motivi etici. Il vegetarianesimo come tutte le diete è non solo un modo di cibarsi e nutrirsi, ma alle volte una vera e propria scelta etica e protesta. Da un po’ di tempo a questa parte – complici l’inquinamento, il cambiamento climatico e gli allevamenti intensivi – si diviene vegetariani anche per salvaguardare il territorio e la madre terra. L’uomo incomincia a cibarsi di carne per necessità. Calamità naturali e atmosferiche fanno sì che centinaia di migliaia di anni fa l’uomo abbia dovuto cambiare regime dietetico e divenire predatore. Ha scoperto un alimento saporito e gradevole che gli ha dato vigore, forza, potenza, energia: la carne. Ora eccoci qua a pagare le spese dell’abuso e dell’ assunzione smodata che ne abbiamo fatto per anni.
Impatto della carne sull’ambiente
Il consumo di carne ha un grande impatto sull’ambiente: ci è cara la carne a livello di costi e consumi di energia, di acqua e di suolo.
Stati Uniti, Canada, Unione Europea e Cina sono i più grandi consumatori di carne secondo studi recenti della FAO, organo esecutivo dell’ONU in materia agroalimentare, che ne vaglia le risorse anno per anno.
Nei grafici realizzati da studiosi, una fetta del 14,5% delle emissioni di gas serra, che da sempre rilasciamo nell’ambiente, è riservata al bestiame, al quale si aggiungono le emissioni di tutti i mezzi che mettiamo a loro disposizione; senza contare che, sono proprio gli allevamenti che portano via ben il 71% di suolo. Green Peace sostiene che la deforestazione in Amazzonia sia aumentata ben del 30% tra il 2018 e il 2019: l’area disboscata equivale in grandezza a Cipro.
Per non parlare del consumo d’acqua, in tutti i settori di produzione, l’allevamento è proprio quello che ne richiede di più, siamo ben lontani ormai dalla doccia veloce che tanto ci raccomandavano di fare per cambiare le cose. Si parla di cifre che vanno dai 1.000 ai 2.000 litri d’acqua per produrre un chilo di grano, e da 13.000 a 15.000 litri per produrre la stessa quantità di carne da bovini alimentati con cereali.
Più carne mangiamo, più la domanda aumenta, più animali ci sono, più terreni diboschiamo, più energie richiediamo, più inquinamento produciamo: una catena e noi siamo il lucchetto.
Beyond immagination?
A luce di ciò un’azienda di Los Angeles, BeyondMeat ,nel 2016 ha deciso di dare vita ad un sostituto del burger beef; una nuova frontiera culinaria per risollevare la situazione globale e dare la possibilità anche al carnivoro più incallito di assaporare la carne senza sensi di colpa.
Menti illuminate danno vita ad un burger molto simile nell’aspetto, nell’odore e nella consistenza a quello tradizionale di beef. La cosa più sorprendente in assoluto è il sapore. Molti diranno che sembra di mangiare carne.
Una nuova risorsa
Il prodotto ha un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto alla carne e alla sua gestione. L’Università del Michigan, sostiene che il burger produca il 90% in meno di emissioni, richieda 45% in meno di energia, abbia il 99% d’impatto in meno sulla penuria d’acqua e il 93% di impatto in meno sul suolo.
Cosa c’è dentro?
Gli ingredienti inoltre garantiscono simili qualità nutrizionali a quelle della carne.
Questi alcuni dati sulla composizione: proteine del pisello, olio di canola, olio di cocco, acqua, estratto di lievito, maltodestrine, aroma naturale, gomma arabica, olio di girasole, sale, acido succinico, acido acetico, amido modificato, fibra di bamboo, meticellulosa, amido di patata, estratto di barbabietola, acido ascorbico, estratto annato, acido citrico, glicerina vegetale.
Valori nutrizionali medi per 100g di prodotto
Kcal. 256.6
Proteine. 17.7g
Carboidrati. 5.3g
di cui Zuccheri. 0g
Grassi. 19.5g
di cui Saturi. 4.4g
Fibre. 2.7g
Sale. 1g
L’azienda che se ne assume la paternità ha nobili propositi nel cercare di portare al consumatore, da un lato un prodotto con valori nutrizionali molto simili a quelli della carne di manzo, se non potenziati e dall’altro cerca il più possibile di diminuire l’impatto della carne sull’ambiente.
E’ un alimento salubre e genuino? Non è tutto oro quello che luccica
Sono diverse le domande che l’impiego in larga scala del prodotto susciterebbe.
Gli ingredienti contenuti all’interno rivelano un’aggiunta di minerali e vitamine, tra le quali la stessa B12, difficilmente assunta normalmente in una dieta vegana o vegeriana. Inoltre fornisce un alto apporto di zinco e ferro, che troviamo nei legumi in esso contenuti. Vi è al suo interno, tuttavia, un’altissima percentuale di sodio: ben 320 g contro gli 80 di un semplice beef bruger. Inoltre va tenuto a mente che parliamo di cibi iperprocessati, motivo per il quale molte delle proprietà nutritive non arrivano fino al nostro organismo, abbandonando il prodotto nel mezzo delle fasi di processazione.
Il ferro, inotre, il cui alto è il contenuto, secondo l’esperto Andrea Ghiselli, presidente della Società italiana di scienze dell’alimentazione, viene diversamente assimilato dall’organismo perché di origine vegetale, seppur le quantità siano abbastanza elevate. Per finire, l’alta quantità di grassi saturi lo renderebbero un prodotto non così salubre per le arterie a lungo andare.
Si può parlare di sostenibilità?
Gli ingredienti contenuti al suo interno provengono veramente da tutte le parti del mondo, ciò lo rende un prodotto non sicuramente a bassissimo impatto ambientale e la ricercatrice McQuillen mette in guardia l’America sostenendo che se la domanda del burger vegetariano divenisse simile a quella della carne andremmo incontro ad una problematica non molto differente da quella che già stiamo affrontando. Queste sono le sue parole: “Questi fattori dovrebbero essere esaminati prima di accettare i prodotti di ‘carne senza carne’ come una panacea, e gli investitori devono monitorare i rischi a mano a mano che il business delle proteine di origine vegetale cresce”.
Inoltre dobbiamo anche mettere in conto la sofferenza economica che seguirebbe ad una tale rivoluzione alimentare, che per ora rimane qualcosa di lontano. I piccoli allevatori e il settore zootecnico andrebbero incontro ad una crisi e alla perdita di posti di lavoro alla quale bisognerebbe poi porre rimedio.
Vegetariani continuate a mangiare verdure
Per la nostra salute e per il nostro pianeta niente burger vegetariano? Non del tutto. O perlomeno in medium stat virtus, nella moderazione vi è la chiave per risolvere la maggior parte dei problemi: l’importante è avere equilibrio sia nell’alimentazione sia nella vita.
Dovremmo imparare sicuramente a limitare l’assunzione di carne (due volte alla settimana e non di più). Inoltre potremmo sostituire qualche volta il tradizionale hamburger con il Beyond meat burger almeno per cambiare e testare un prodotto diverso e gustoso. Se ci assalisse la curiosità di testarlo, si trova in italia in vendita presso i supermercati Alì e Eataly e online su Timiona.
La responsabilità a metà
La responsabilità viene troppe volte addossata ai consumatori, che risultano essere la chiave per la svolta. La verità è che le organizzazioni e le industrie hanno il vero potere decisionale .
Troppo spesso i consumatori, per quanto possano fare non riescono a risolvere la situazione, perché non hanno tutti gli strumenti, sono gli ultimi nella catena. L’iniziativa deve partire dai piani alti. Noi siamo piccole pedine di orchestrazioni più grandi e per quanto possiamo fare la differenza e dare l’esempio, ma l’iniziativa deve partire dall’apice. Noi siamo le basi della costruzione: sosteniamo e stabilizziamo.