Black-face: il peso di cambiare etnia per spettacolo

La black-face è una tecnica diffusissima nello spettacolo, ma è così necessario truccarsi la faccia di nero per imitare qualcuno o per ottenere un ruolo?

A Novembre 2019 il noto reality “Tale e quale show”,condotto da Carlo Conti, finì nell’occhio del ciclone. A causa dell’uso frequente di trucco mirato al “cambio di etnia” dei concorrenti, il pubblico accusò il programma di essere razzista. Grazie alla viralità del web, si torna a parlare di black-face e di “white-washing”.

Una battaglia che non passa mai

Purtroppo polemiche simili non sono nuove né alla televisione, né al cinema italiano. Il caso “Tale e quale” è forse il caso più recente di una serie di episodi riguardanti la black-face. In Italia sono presenti vari casi, nonostante ci sia la tendenza a pensare che sia una pratica assolutamente statunitense.

Cosa si intende per black-face e per white-washing?

Sono due termini strettamente collegati, possiamo dire che la prima è la conseguenza dell’ altra. Con black-face si intende la pratica in cui un individuo bianco (caucasico) di applicarsi un trucco scenico al fine di passare per persona nera. Con “white-washing”, pratica di origine cinematografica, si definisce il privilegio degli attori caucasici di ottenere ruoli appartenenti ad altre etnie con lo scopo di renderle più appetibili al pubblico.

Storia della black-face

Nessuno sa identificare con certezza l’effettiva nascita della black-face.

In teatro, c’è chi sostiene che si possa parlare di black-face già a partire dal 1500 con l’Arlecchino mantovano di Martinelli e dal teatro elisabettiano. Troviamo un esempio nell’Otello del 1604. Tuttavia, Otello e altre opere teatrali dell’epoca non prevedevano l’emulazione e la caricatura di alcune qualità considerate innate per i Neri, considerate fondamentali per parlare effettivamente di black-face.

Il primo caso riconosciuto negli Stati Uniti

Lewis Hallam Jr, un attore bianco del XVIII secolo, è il primo a usare la black-face come tecnica di rappresentazione teatrale per l’interpretazione di Mungo, un personaggio Nero ubriacone di The Padlock rappresentato a New York il 29 maggio 1769. Hallam Jr. catturò così tanto l’attenzione del pubblico che e altri attori iniziarono ad adottare lo stile del personaggio.

Il primo caso riconosciuto in Europa

Se nel primo Ottocento negli Stati Uniti i clown black-face erano conosciuti, in Europa un altro attore bianco, Thomas D. Rice, fece conoscere la pratica. Nel 1828 Rice portò sul palco la canzone “Jump Jim Crow”e la sua danza e raggiunse la notorietà con questa nel 1832.

Consolidamento della black-face

Tra il 1830 e il 1840 ci fu un rafforzamento della black-face. L’accentuazione dei tratti somatici e la caricatura della gestualità contribuirono ad avvalorare sempre di più gli stereotipi sulle persone nere.

Essere nero significava avere un’imperfezione sociale, essere inferiore. Nei rari casi in cui ai neri era concesso di recitare, dovettero applicare comunque il trucco scenico perché il pubblico era abituato a vederli rappresentati così. Questo comportò un’ulteriore esclusione.

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La black-face diventa un vero e proprio strumento di intrattenimento di massa, viene introdotta e utilizzata nel cinema, negli spot pubblicitari, nei cartoni animati e nei giocattoli.

 

E in Italia?

Come detto in precedenza, sono presenti numerosi casi di black-face made in Italy e “Tale e quale” è uno dei più celebri, ma non è l’unico. Abbiamo diversi esempi:

Lo spot di sacca sorpresa di Magic Sun

 

Il ricco, il povero e il maggiordomo

Purtroppo anche il famoso trio comico italiano c’è cascato, anche se fatto con intenzioni simpatiche, il tentativo di Aldo di mimetizzarsi fra i colleghi africani non è piaciuto per niente al pubblico afro-italiano.

 

Lo spot Alitalia con protagonista un falso Obama

Neanche la compagnia aerea si è salvata. Possiamo vedere come nella pubblicità` ci sia un attore, evidentemente caucasico, nei panni di uno dei presidenti americani più amati di sempre. Inutile dire che questa scelta ha scandalizzato tutto il mondo, fino a costringere Alitalia a rimuovere velocemente lo spot.

In tutta risposta a queste ultime polemiche, c’è stata la controparte che si è difesa sostenendo che in casi come Tale e quale non ci sia mai stata l’intenzione di discriminare una determinata etnia. La comunità afro-italiana ha spiegato che la buona intenzione non è abbastanza, la black-face ha una storia pesante

che ancora tocca molto la comunità nera.

 

Altri tipi di rappresentazioni etniche

Sicuramente la black-face è la tecnica più conosciuta, ma sono presenti anche altre tecniche di rappresentazione etnica:

  • Yellowface: pratica volta a dipingersi il viso di una tonalità tendente al giallo per imitare persone asiatiche
  • Browface: Mirata all’imitazione di latinos e indiani
  • Redface: utilizzata per l’emulazione dei nativi americani.

Un caucasico non può più imitare un personaggio nero?

Assolutamente no, nessuno impone il divieto di scherzare su persone di alte etnie, si richiede solamente di non forzare la riproduzione della loro fisicità. Ne da un bellissimo esempio Channing Tatum nella sua imitazione di Beyonce.

La magia della recitazione sta nel potersi permettere di essere chiunque, ma senza il bisogno di stravolgere sé stessi. Un giorno puoi imitare Rihanna e il giorno dopo Al Pacino, senza dover ricorrere necessariamente a una tecnica teatrale discutibile come la black-face. Perché non provare?

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