Andrea Camilleri: vita e stile letterario di un semplice e grande scrittore

Andrea Camilleri, nato in Sicilia il 6 settembre del 1925, è stato un importante scrittore, drammaturgo, regista, insegnante italiano e sceneggiatore. Figlio di Camilla Fragapane e di Giuseppe Camilleri, aveva vissuto a Roma verso la fine degli anni 40 e poi dal 1968 aveva risieduto per alcuni mesi a Bagnolo, in Toscana. Dal 26 settembre del 2014, Andrea Camilleri è diventato cittadino onorario del borgo toscano. Dal 1939 al 1943, lo scrittore aveva conseguito la maturità al liceo classico di “Empedocle” in Agrigento. Successivamente, tra il 1946 e il 1947, egli aveva vissuto a Enna, frequentando la Biblioteca Comunale diretta dall’avvocato Fontanazza. Andrea Camilleri era diventato anche amico di Franco Cannarozzo, e nel 1947 aveva vinto il Premio Firenze con alcune sue liriche. Il 17 giugno del 2019, lo scrittore è morto per un arresto cardiorespiratorio. Ricevuto un funerale privato come egli voleva, è stato sepolto nel Cimitero acattolico di Roma. Da come si può desumere in alcuni suoi romanzi, Andrea Camilleri univa il siciliano con l’italiano. Inizialmente, le sue poesie rispettavano le regole letterarie. Esse furono anche premiate in concorsi poetici e, Giuseppe Ungaretti, in seguito, le inserì nella sua antologia, così come Ugo Fasolo. Anche Salvatore Quasimodo voleva avere le poesie di Andrea Camilleri per pubblicarle. Però, dopo aver intrapreso la strada teatrale, egli abbandonò la poesia. Successivamente, decise di voler inscenare opere teatrali personali, ma quando capì che non riusciva ad esprimersi in italiano con opere di grande impronta, abbandonò lo scritto sia in versi sia in prosa. Lavorando per il teatro, si imbattè nelle opere di Carlo Goldoni e del Ruzante, facendogli così nascere l’amore per Gioacchino Belli e Carlo Porta e scoprendo così l’uso letterario del siciliano. Il linguaggio di Andrea Camilleri si formò quando assistì in ospedale il padre morente, e raccontandogli una storia, si creò il problema di come pubblicarla. Il padre dell’autore gli consigliò di scrivere la storia così come gliel’aveva raccontata. Ma lo scrittore non poteva scrivere in siciliano interamente perchè altrimenti non sarebbe stato compreso totalmente. E così, Andrea Camilleri iniziò un lavoro di equilibrio del siciliano con l’italiano, dove lo continuò anche nei romanzi scritti in vigatese in cui si necessitava di una iniziale struttura in lingua italiana.

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