L’albicocco, nome botanico Prunus Armeniaca, è un frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee (la stessa di ciliegie, prugne, mandorle e pesche), attraverso l’Asia Centrale si diffuse sino ad arrivare in Armenia dove, si dice, venne scoperta da Alessandro Magno. Ancora oggi in alcuni dialetti è presente questa assonanza: in Liguria vengono chiamate “armugnin”, in Lombardia “mugnàgh” e in Veneto “armelin”.
I Romani la introdussero in Italia e in Grecia nel 70-60 a.C., ma la sua diffusione nel bacino del Mediterraneo fu consolidata dagli arabi: infatti “albicocco” deriva dalla parola araba “al-barqūq”.
Le albicocche, grazie alla presenza di vitamina A e di vitamina C, sono utili per rafforzare il sistema immunitario e contribuiscono alla salute degli occhi, della pelle, dei capelli e delle gengive. Aiutano inoltre il bilanciamento della pressione sanguigna, la funzionalità cardiaca e contrastano la formazione di placche sulla parete interna delle arterie, perchè ricche di sali minerali come Potassio e di sostanze antiossidanti come la luteina e la zeaxantina e la quercetina.
Essendo ricche di fibre e povere di calorie (solo 48 per 100 grammi) contribuiscono alla regolarità intestinale, combattono la ritenzione idrica grazie alla presenza del potassio e sono quindi molto utili anche nelle diete ipocaloriche.
L’albicocca è anche un ottima fonte di di boro, un minerale che stimola l’azione dei fitoestrogeni assunti con gli alimenti (legumi, soia, germogli di trifoglio rosso ecc.) e contribuisce all’assorbimento del calcio, prevenendo l’osteoporosi. Inoltre, contrasta efficacemente lo stress e rinforza il cervello e le sue funzioni. Riduce la glicemia
perchè contiene acido abscissico, un fitormone che contribuisce al controllo degli zuccheri nel sangue, quindi alla prevenzione dell’insulino-resistenza e del diabete. Inoltre, questo elemento è un valido alleato contro la formazione di grasso addominale e il rallentamento del metabolismo.
Questo frutto mantiene giovane la pelle e migliora la circolazione, prevenendo anche le varici. Grazie alla presenza di betacarotene, l’albicocca contrasta l’azione di particolari enzimi che distruggono il collagene, una proteina utile a mantenere tonici i tessuti, quindi risulta utile nel prevenire le rughe, la perdita di tonicità muscolare e di elasticità dei vasi sanguigni e linfatici.
Le albicocche vanno scelte ben mature e consumate entro pochi giorni dall’acquisto poiché sono frutti deperibili. Poichè si consumano con la buccia sarebbe preferibile scegliere quelle coltivate secondo i principi dell’agrigoltura biologica o biodinamica, anche perchè si tratta di frutti dal profumo più intenso e dal sapore più dolce.
Le albicocche vengono impiegate solitamente in preparazioni dolci di vario tipo come gelati, sorbetti, marmellate e gelatine, succhi e sciroppi, torte e pasticcini. Tuttavia il loro gusto lievemente acidulo le rende adatte anche ad accostamenti salati, come le salse di accompagnamento alle carni rosse.
Esse vengono utilizzate anche per preparare liquori: in Svizzera con le albicocche viene preparata un’acquavite che porta il nome da “Abricotine”. Anche nei Balcani si ottiene un distillato d’albicocca chiamato “Kajsija”.
Data la loro deperibilità vengono conservate o trattate in numerosi modi: essiccate, sciroppate e conservate in lattine o congelate e altrettanto comuni sono i prodotti derivati: il succo, la marmellata e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per “apricottare” torte e pasticcini (da Apricot, il nome inglese di tale frutto).
Il seme dell’albicocca (come quello della pesca) viene chiamato armellina, ha un retrogusto gradevolmente amarognolo, e viene usato in pasticceria come essenza, negli amaretti, in sciroppi o liquori e in generale in abbinamento alle mandorle dolci per renderne più interessante il gusto. Tuttavia il loro consumo viene limitato a un uso aromatico poiché, come le foglie e i fiori dell’albicocco, contengono un derivato dell’acido cianidrico che, ad alte dosi, risulterebbe altamente tossico. Sebbene nel tessuto delle piante questa sostanza sia presente in percentuali molto basse e non pericolose, le armelline vanno mangiate con parsimonia ed è sconsigliabile farle mangiare ai bambini.
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