Affermazione del Crimine Contro l’Umanità

Il passato è un modello concettuale per rispondere alle domande, ovvero un tentativo di ricerca nel passato a interrogativi posti nel presente. Proprio questo successe alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, come conseguenza di un processo a livello internazionale che ha suscitato l’interesse degli storici e divenuto oggetto di interpretazione.
Il concetto di “Crimine contro l’umanità” viene, per la prima volta, evocato in occasione del massacro degli armeni per mano turca, ma verrà richiamato e definito con precisione, all’interno del Diritto Internazionale, solo in occasione del Processo svoltosi a Norimberga (1945-1946).
Già nel 1915, i Governi di Francia, Gran Bretagna e Russia, con il massacro delle popolazioni armene, parlavano di crimini contro la civilizzazione e di crimini di lesa umanità. Sarà dopo il secondo conflitto mondiale e dopo la tragedia della SHOAH che si sentirà l’esigenza di richiamare, definire ed individuare i crimini contro l’umanità commessi dai nazisti.
Con l’esordio del capo del collegio d’accusa, Robert Jackson, e di trattenere la mano della vendetta e sottoporre i nemici al giudizio della legge, ebbe inizio il processo. Negli stessi anni del processo, verrà coniato il concetto di genocidio grazie all’intervento di Raphael Lemkin: “Nel crimine contro l’umanità un uomo non è più uguale ad un altro uomo. Egli è vittima anzitutto di divieti e poi di segni distintivi, come una stella o un tatuaggio, insomma una ghettizzazione. Un uomo così vale zero […]. Vengono sterminati senza il giudizio di un tribunale e senza potersi difendere degli esseri umani, uomini, donne e bambini, i cui corpi senza sepoltura devono scomparire con il gas il fuoco o nelle fosse comuni”. Così, nel 1945 il concetto di genocidio verrà introdotto nei crimini contro l’umanità. Nel 1948 viene qualificato genocidio come un qualsiasi degli atti seguenti (uccisione di membri fisici del gruppo, attentato all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo, …) comuni con l’ intenzione di distruggere in tutto in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Coloro che si macchiano di questi crimini devono essere ritenuti responsabili del crimine stesso e pertanto sottoposti a processo davanti a tribunali locali o internazionali.
Genocidi o crimini di guerra o crimini contro l’umanità non cessano con la seconda guerra mondiale. Nonostante i “mai più” gridati dopo l’orrore dell’Olocausto e ricordando anche altri crimini, una scia di sangue innocente colerá lungo tutto il percorso evolutivo del secolo contemporaneo e tutt’oggi.

Vorrei portare alla memoria, o alla vostra conoscenza, anche la guerra civile che insanguinò, tra il 1990 e il 1999, i paesi che componevano la Jugoslavia federale che portò alla cosiddetta pulizia etnica dei Balcani. I dati sull’entità dello sterminio dovrebbero essere ancora provvisori a causa della continua scoperta di fosse comuni che ne rende incerta la valutazione. In seguito al conflitto fu istituito, su proposta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, un tribunale penale internazionale per perseguire i colpevoli dei crimini commessi (i casi più celebri sono quelli ai danni di Radovan Karadzic e Ratko Mladic).

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