Sono le ore 18 del 29 giugno 2000, esattamente 20 anni fa, quando comincia Italia-Olanda, semifinale degli Europei del 2000. In palio la finalissima contro la Francia campione del mondo che poco meno di ventiquattr’ore prima ha piegato per 2-1 ai supplementari il Portogallo ante-Cristiano Ronaldo con un golden goal al 117° su rigore di Zinedine Zidane.
La telecronaca della partita, trasmessa da Raiuno, è affidata al grande Bruno Pizzul.
L’undici titolare degli azzurri vede: Toldo in porta – portiere della Fiorentina e prima scelta agli Europei a causa dell’infortunio occorso alla vigilia al titolare Gianluigi Buffon –, in difesa Zambrotta, Cannavaro, Nesta, Iuliano e Maldini, a centrocampo Di Biagio, Fiore e Albertini e in avanti Del Piero e Inzaghi.
Gli orange titolari sono: Van Der Sar tra i pali, Van Bronckhorst, Frank De Boer, Stam e Bosvelt in difesa, in mezzo al campo Davids, Cocu, e Zenden e in attacco il tridente Bergkamp, Overmars e Kluivert.
Gli azzurri contro l’oceano arancione
Lo stadio è l’Amsterdam Arena (ora Johan Cruijff ArenA), un oceano completamente arancione – oltre 50 000 gli spettatori – a sostegno dei padroni di casa. I tifosi azzurri sono delle minuscole isolette sparse un po’ qua un po’ là.
Il pallino del gioco è subito in mano dell’Olanda: in quel momento gli azzurri non sanno che sarà così per tutti i successivi 120 minuti. Dopo un palo pieno colpito da Bergkamp al 15°, trascorsa la mezzora la partita si infuoca: al 33° Zambrotta, già ammonito, frena la falcata indemoniata di Zenden. È il secondo giallo, sacrosanto per il terzino italiano che viene espulso sotto il boato di gioia dello stadio che pregusta un accesso alla finalissima ormai in discesa.
Toldo compie il primo miracolo
Passano pochi minuti e per la squadra allenata da Dino Zoff, eroe del Mundial di Spagna ’82, si mette di male in peggio. L’arbitro tedesco Markus Merk, tra i migliori al mondo, concede un rigore dubbio per un contatto in area di rigore tra Nesta e Kluivert.
Dal dischetto va Frank De Boer, il capitano olandese, uno specialista. Il suo sinistro è angolato, ma Francesco Toldo compie il primo miracolo della sfida smanacciando in angolo. Il numero 12 azzurro esulta, quasi saltando sulla traversa. Non sa ancora che quella sarà la sua giornata.
La squadra di casa non riesce a sfondare e l’undici italiano resiste fino all’intervallo. Le atroci sofferenze dei giocatori italiani in campo cominciano a riverberarsi sui tifosi a casa.
L’Olanda sbaglia un altro rigore
Passa un quarto d’ora dalla ripresa del gioco e al 62° Merk concede un nuovo penalty all’Olanda. Questa volta il rigore è più netto con Mark Iuliano che atterra Edgar Davids lanciato a rete.
Frank Rijkaard, C.T. degli orange, cambia battitore. L’incombenza spetta a Patrick Kluivert, futuro capocannoniere del torneo, insieme allo iugoslavo Savo Milošević, e autore di una tripletta nella precedente partita proprio contro la Jugoslavia (finita con un tennistico 6-1).
Giunge il fischio di Merk, Kluivert spiazza Toldo ma la palla va a incocciare contro il palo e ritorna pericolosamente sul circoletto del rigore, ma Maldini è il più lesto di tutti e libera l’aria.
Appare incredibile ma tra Italia-Olanda il risultato è ancora fermo sullo 0-0.
L’Italia continua a non creare una azione degna di nota e la difesa pare vacillare a ogni affondo avversario. È un leitmotiv che va avanti dall’inizio della gara, ma gli azzurri iniziano a imbeccare i passaggi, a conquistare falli, a spezzare il ritmo forsennato degli orange, che cominciano a calare, a gestire i possessi con più serenità. Seppur stremati, gli azzurri sono ancora in piedi e riescono a resistere fino al 90° più recupero; sì perché al terzo minuto di recupero sono gli azzurri ad avere l’incredibile chance di conquistare la vittoria con il subentrato Delvecchio che addomestica una palla calciata avanti da Di Biagio, ma dinanzi a Van Der Sar ciabatta la sfera.
Si va ai temi supplementari
Italia-Olanda prosegue così ai supplementari: altri trenta minuti di agonia ci aspettano, con il terrore del golden goal, la morte improvvisa, che la sera prima ha fatto fuori in un istante tutte le speranze del Portogallo a vantaggio della Francia.
Il canovaccio della sfida, di fatti, non cambia: Olanda ad attaccare, sempre più freneticamente e in maniera meno lucida, e Italia a difendere, cercando qualche ripartenza – al 100° altra palla gol per Delvecchio sul cui sinistro Van Der Sar si supera –, stanca ma con crescente fiducia che forse, con un altro piccolo grande sforzo, si potrà arrivare a giocarsi la finale ai calci di rigori.
Gli storici rigori
E rigori saranno, sicché la nazionale di casa non riesce a penetrare il fortino imbastito dalla squadra di Zoff. Gli italiani danno il meglio in situazioni di difficoltà, ha detto qualcuno, e questo vecchio adagio pare trovare conferma in quel pomeriggio di prima estate ad Amsterdam.
Italia-Olanda va i rigori, ancora i rigori, nuovamente quei maledettissimi rigori coi quali l’Italia è stata battuta – in ordine – nelle semifinali dei mondiali di Italia ’90 contro l’Argentina, nella finale dei mondiali di USA ’94 contro il Brasile e nei quarti dei mondiali di Francia ’98 contro la nazionale organizzatrice. Se non si tratta di una maledizione, poco ci manca.
Dal canto loro anche gli olandesi non sono messi benissimo: quattro volte ai calci di rigori e quattro volte eliminati, l’ultima nel mondiale di due anni prima alle semifinali contro il Brasile.
Comincia Di Biagio
Gli azzurri sono i primi a calciare: per alcune scuole di pensiero un bene, per altre un male. Il primo ad avvicinarsi al Terrestra Silverstream, il pallone ufficiale di Euro 2000, è Luigi Di Biagio. Il cuore dei tifosi italiani ha un fremito: è proprio il centrocampista sotto contratto con l’Inter ad aver commesso l’errore decisivo nella recente roulette dei rigori nel quarto di finale di Francia ’98 contro i padroni di casa e futuri trionfatori della Francia. Il dong della traversa colpita a Saint-Denis quel pomeriggio del 3 luglio 1998 risuona ancora come un frastuono nella testa dei tifosi azzurri e sicuramente anche nella testa del numero 14 della nazionale.
Gigi Di Biagio sistema la sfera, il volto appare sereno, ma nel cuore c’è l’inferno: il centrocampista ha l’occasione di scacciare l’incubo con il quale ha convissuto negli ultimi ventiquattro mesi. Dinanzi ha Edwin Van Der Sar, numero 1 della Juventus, un metro e 97 di altezza. Un muro che fa tremare le gambe, ma da abbattere. E Gigi Di Biagio lo abbatte; la rincorsa è breve, il destro imparabile all’angolino alto, l’esultanza rabbiosa.
La roulette continua
L’Olanda è chiamata a rispondere. Il primo tiratore è ancora Frank De Boer; Toldo gli ha parato già un rigore nel primo tempo. Il mancino è centrale, peggio del rigore sbagliato all’inizio della gara, e il numero 12 azzurro gli respinge il secondo penalty del pomeriggio.
Gianluca Pessotto è il secondo rigorista del team guidato da Dino Zoff. Il terzino della Juventus è glaciale e con un piattone preciso spiazza il compagno di club Van Der Sar, già battuto, sempre ai rigori, nella finale di Champions League di quattro anni prima tra Juventus e Ajax.
Sul dischetto si approssima un altro gigante: è Jaap Stam, un ceffo che in una rissa è meglio avere accanto che contro. La rincorsa del roccioso difensore orange è lunga e dritta: l’intenzione di spaccare la porta è chiarissima. Il tiro è infatti un siluro, un siluro che però va ben distante dai legni difesi da Toldo, perdendosi in chissà quale sobborgo di Amsterdam. Il sorriso beffardo di Toldo dice tutto: l’Olanda ha finora tirato quattro penalty, tra tempi regolamentari e rigori, e non ha gonfiato ancora la porta azzurra. La panchina azzurra esplode di gioia, Frank Rijkaard e i suoi assistenti non sanno più che pesci pigliare.
La perla di Francesco Totti
L’Italia guida la serie per 2-0 quando a calciare il terzo rigore per gli azzurri è Francesco Totti. La stella della Roma si avvicina a Di Biagio, gli sussurra qualcosa, si intuisce una frase romanesca il cui significato sarà svelato da lì a pochi istanti.
Rincorsa del numero 20, la palla prende una parabola dolcissima, una poesia sotto il cielo di Amsterdam che si infila lemme lemme in rete con Van Der Sar accasciato su una spalla, beffato, esterrefatto come tutti i suoi compatrioti. È il cucchiaio, lo speciale rigore brevettato nella finale degli Europei del 1976 dal cecoslovacco Antonín Panenka, un colpo per uomini impavidi, rarissimo al tempo, ma che nel corso del Duemila sarebbe stato replicato da moltissimi altri giocatori, con alterne fortune.
“Non ci credo” dice Eraldo Pecci, spalla di Bruno Pizzul, commentando la prodezza cui ha appena assistito, mentre il C.T. Dino Zoff ordina a Paolo Maldini, il capitano, di battere il successivo rigore, quello che può dare la vittoria. In realtà il successo potrebbe arrivare immediatamente dopo, se l’Olanda sbagliasse un altro rigore, ma questa volta Kluivert non sbaglia e porta il risultato sul 3-1.
Una vittoria indimenticabile
Poco male, gli azzurri hanno un altro matchpoint, anzi altri quattro contando anche i restanti due che la squadra di Rijkaard non può sbagliare. Sul dischetto va proprio Maldini, presente sia nel ’90, che nel ’94, che nel ’98, ma la bandiera del Milan viene ipnotizzata dall’estremo difensore orange e per un attimo, solo per un attimo, l’Italia teme una beffa che avrebbe del patologico. Dal canto suo, l’Olanda comincia a nutrire qualche flebile speranza di una pazzesca rimonta. A tirare il quarto rigore dei padroni di casa va Paul Bosvelt. Sulla linea della porta Francesco Toldo freme, forse per la prima volta nel corso della semifinale è agitato, bofonchia qualcosa, qualche preghiera o più probabilmente qualche irripetibile sconcezza in veneto.
Poco importa, il portierone azzurro si tuffa alla sua destra, manona aperta a intercettare il fendente di Bosvelt. È un tripudio, Toldo esulta e un istante dopo viene sommerso da compagni e staff. L’Amsterdam Arena è ammutolito.
Incredibilmente, in una partita assurda, contro un avversario che ha dimostrato superiorità calcistica per tutti i 120 minuti di gioco, l’Italia vince. La finale di Euro 2000 è sua. A contenderle il titolo di campione d’Europa sarà la Francia di Zidane, Henry e Trezeguet, ma questa è un’altra storia.