1984 e la Tortura Psicologica del Regime

“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”                                                                                       

                                                                                                                          -George Orwell

1984 è il celebre romanzo di George Orwell, inserito nella top 100 dei libri più belli della storia della letteratura. Colosso della fantascienza sociologica e della distopia letteraria, 1984 sembra raccontare una storia affascinante nel suo genere, ricca di spunti politici e di temi fondamentali quali l’amore e l’importanza del pensiero personale. Ma cosa rende questo romanzo, oltre che spettacolare, così inquietante ai nostri occhi?

Il fatto è che il suo immaginario che non vorremmo mai vedere realizzato sembrerebbe scavare nel nostro essere umani.

1984: Trama

Per chi non ha mai letto 1984 (lo consiglio vivamente) la trama sembrerebbe complessa ma in realtà, nel suo insieme, è piuttosto semplice.

Il protagonista è Winston Smith, un impiegato del cosiddetto “Partito Esterno” (una suddivisione interna alla gerarchia della potenza dell’Oceania) e si occupa di “correggere” i libri e i giornali già pubblicati in modo da rendere veritiere le previsioni del governo. Smith vive in un regime totalitario in cui la società è guidata dal Partito il quale basa il proprio potere sul Socing, un socialismo estremo. Il capo supremo di questo regime è il Grande Fratello, il quale controlla la vita di ogni singolo cittadino.

Già dall’inizio del romanzo Smith sembrerebbe non essere incline alla venerazione del Regime e soprattutto al rispetto del “bipensiero”, un processo mentale che induce il popolo a credere a tutto ciò che dice il Partito, considerato come sacrosanto. La sua ribellione mentale è accentuata dai pensieri scritti nel suo diario e chiaramente dal successivo incontro con Julia, della quale si innamora perdutamente. Julia sarà per lui un’introduzione alla Confraternita, un’associazione clandestina di ribelli creata da O’Brien, un funzionario del Partito Interno che, come la donna, ne è dentro per “convenzione”.

Ma non tutto è come sembra e Winston lo scoprirà nel peggior modo possibile.

Tortura psicologica

Julia indurrà così Winston a ribellarsi al regime, ma sarà anche la sua rovina: O’Brien, che Smith vede come una figura paterna, si scoprirà con sorpresa essere un agente della Psicopolizia, un organo sociale che si occupa di scovare le ribellioni al Partito. Sarà così lui stesso a torturare fisicamente e psicologicamente i due amanti e a indurre Smith a credere al Partito con un processo da non sottovalutare.

Credo che non ci sia dubbio nell’affermare che la tortura in 1984, situata quasi alla fine del racconto, sia la scena più importante descritta nel romanzo, poichè riassume il suo significato psicologico e filosofico.

Winston viene portato nella cosiddetta “Stanza 101”, una sala di tortura adibita a “riabilitare” il pensiero di chi è contro il partito, attraverso un macabro e particolare processo di lavaggio del cervello. Essa infatti rappresenta le fobie più cupe che affliggono il torturato. Ciò che segue è tratto dalla spiegazione di O’Brien a proposito della stanza: “La cosa che c’è nella stanza 101 è la cosa peggiore del mondo. La cosa peggiore del mondo varia da individuo a individuo. Può essere venir seppelliti vivi, essere arsi, o affogati, o impalati, o un’infinità di altre morti.”

In questo caso, la fobia più grande di Winston sono i ratti, che in quella stanza diventeranno il suo peggior nemico: gli dilanieranno completamente la faccia.

 L’uomo riuscirà a fare qualcosa pur di cessare la tortura?

Finale e successo della tortura

“Ci sono casi in cui è una cosa assai più modesta, nemmeno fatale, di per se” e “la sofferenza non è mai sufficiente. Ci sono casi in cui una creatura umana resiste al dolore anche in punto di morte. Ma per ognuno c’è sempre qualcosa d’insopportabile… un qualche cosa del quale non si può sostenere la vista. Il coraggio e la paura non c’entrano per nulla. Se si sta precipitando dall’alto non è vigliaccheria afferrare una fune. Se si viene a galla da profondità marine, non è vigliaccheria riempirsi i polmoni d’aria. È soltanto un istinto cui non si può distinguere”.

Il vero scopo della tortura psicologica inflitta da O’Brien non è tanto far vivere le proprie fobie, quanto le conseguenze che esse portano ai sentimenti umani. Infatti Winston, dopo vari invani tentativi di scampare alla morte, decide, sotto consiglio dei carcerieri, di permettere loro di torturare l’amata Julia, in preda all’istinto umano di sopravvivenza citato da O’Brien. Rinnega così il suo pensiero contro il governo e dichiara il proprio amore per il Partito, salvandosi definitivamente da morte certa.

Il "lavaggio del cervello" in 1984

Il lavaggio del cervello è finalmente riuscito e dopo essere stato scarcerato e riabilitato, si incontra con Julia in un parco ed entrambi ammettono di essersi traditi a vicenda. Tornato nel suo bar preferito, guarda con ammirazione il manifesto del Grande Fratello. Morirà a seguito di una ferita da proiettile, ma lo farà amando il Partito, proprio come voleva il regime stesso.

Abbiamo odiato tutti O’Brien, ma ha avuto ragione quando ha detto che in seguito a una situazione di pericolo dimentichiamo i nostri sentimenti umani e ci abbandoniamo all’istinto, permettendo al regime di vincere. Un indottrinamento che interessa tutto il popolo e che lo rende schiavo di un ideale e tutto questo perché il regime fa leva sulle paure della gente, che si ritrova perciò impossibilitata a reagire.

Perché Winston ha amato il Grande Fratello prima di morire? Perché si sentiva protetto. Sentiva che amandolo non avrebbe sofferto né subito più alcuna tortura. Si trovava in una sorta di limbo che lo avrebbe indotto a credere che 2+2 fa 5 se l’avesse affermato il regime, e questo perché non gli importava più di ascoltare i propri pensieri poiché annullati del tutto. Anche inconsciamente, tutto ciò a cui avrebbe dato credito erano le parole del Grande Fratello. E questo, alla fine, lo faceva stare bene.

 

Se vi è piaciuto l’articolo mi dedicherò al più presto alla seconda parte e approfondiremo la figura del Grande Fratello. A presto!

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